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SE VUOI TORNARE BAMBINO QUI SEI NEL POSTO GIUSTO...ENTRA NELLA PAGINA FAVOLIAMO E SCOPRI PERCHè NASCE QUESTO BLOG! IO SONO ARIANNA E QUELLO CHE AMO FARE è SCRIVERE FAVOLE...PER BAMBINI E PER ADULTI...PERCHè AD OGNI ETà SI PUò SOGNARE! NELL'ARCHIVIO TROVERAI TUTTE LE MIE FAVOLE...ALCUNE SONO A PUNTATE ALTRE NO...TUTTE CONTENGONO UN Pò DI ME....E ANCHE UN Pò DI TE... FAVOLIAMO
"TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI, MA POCHI DI ESSI SE NE RICORDANO"(IL PICCOLO PRINCIPE)

martedì 30 aprile 2013

A CHIACCHIERANDIA

COSA GELSOMINO FACEVA?
AD USCIRE DI CASA LO SI CONVINCEVA?

Così davvero tanto preoccupati quei genitori erano poichè che fare con quel bimbo non sapevano.
Continuamente insistevano ma dal divano non lo muovevano.
Gelsomino che lì più non voleva abitare dicendo andava ed un piano tra sè e sè architettava.

Nemmeno ai suoi genitori lo avrebbe rivelato poichè di nessuno si sarebbe fidato.
Per tutti le chiacchiere prima di ogni cosa venivano e ogni bisbiglio carpivano.
Già che cosa dicevano vista la sua assenza da scuola immaginava e al sol pensiero tremava.
Sicuramente una qualche disgrazia immaginaria gli avevano accostato o una qualche misteriosa malattia diagnosticato.
O forse era stato rapito... ma no qualcuno aveva visto che di casa non era uscito...

E così tante storie in quei giorni su di lui circolavano...mamma e papà il resto di Chiacchierandia sulla salute di Gelsomino confortavano ma il perchè del suo atteggiamento non spiegavano.
Così di certo le chiacchiere non si arrestavano e tutti passando davanti alla casa di quel piccino un'occhiata gettavano.
Di vedere qualcosa speravano e dinanzi alle finestre indugiavano.
Che cosa fosse successo volevano scoprire e far quella storia finire.
Ma Gelsomino dal divano non si muoveva...la presenza assidua di quel paese lo distruggeva.
Un bel dì decise di esser stufo di viver così.
In camera salì e la sua valigia preparò lì.
Se ne sarebbe andato e sperava non lo avrebbero più trovato.
Un'assurda storia avrebbero inventato e più nessuno lo avrebbe cercato.
Ma in fondo davvero tanto si dispiaceva poichè a quel posto in fondo teneva...
lì nato era e ora andarsene davvero un sacrificio pareva.
Mamma e papà avrebbe avuto lontani...li avrebbe mai più riabbracciati?
Il solo pensiero pianger lo faceva e di singhiozzare non smetteva.

Ma ormai deciso aveva più restar lì non poteva...
Quelle chiacchiere troppo gli pesavano e fastidio gli procuravano.
La sua casa tanto gli sarebbe mancata e anche l'altalena nei giardinetti collocata...
Ma non si poteva più aspettare poichè mamma e papà stavan per tornare.
Così la sua valigia prendeva e fuori si dirigeva.
Ormai quasi buio faceva e non esser veduto poteva.
Così via sgaiattolò e fuori da Chiacchierandia andò.
Il paese alle spalle si lasciava e la trsitezza non lo mollava.
A camminare continuava e verso il bosco andava...
Avrebbe un altro villaggio trovato che lo avrebbe ospitato.
Il bosco Gelsomino adorava e con un pò di conforto vi si inoltrava.
Di giorno tante volte vi era andato ed era un posto che lo faceva sentire accettato.
Ai piedi di un grande albero il suo lenzuolino collocò e vi si sdraiò.
La mattina seguente sarebbe ripartito e sperava in un bel posto finito.

Intanto a casa lo si cercava e la preoccupazione aumentava.
Ovviamente in pochi secondi tutta Chiacchierandia lo sapeva...e immaginate che parla parla si faceva.
Nessuno dove cercarlo idea aveva eppure sulle motivazioni della scomparsa ognuno particolari aggiungeva.
Tante storie inventavano e in breve tempo diverse versioni circolavano.
Gelsomino rapito, Gelsomino sparito, Gelsomino fuggito...Gelsomino alla fine del mondo finito.
Chi un gigante aveva veduto, chi di udire il canto delle streghe creduto;
Chi prodigi inventava e chi di averlo veduto rapito da fantasmi giurava.
Insomma ognuno una storia ricamato aveva e agli altri la proponeva.
Eppure che fine avesse fatto nessuno lo sapeva.
Mamma e papà tanto piangevano e per il loro piccino temevano...

DOV'ERA GELSOMINO?
AVREBBERO RITROVATO QUEL PICCINO?
DOMANI PUNTATA FINALE!
NON MANCARE!
:)

lunedì 29 aprile 2013

A CHIACCHIERANDIA

LA SETTIMANA è INIZIATA E QUESTA FAVOLA VA RACCONTATA!
COSì SE MAI A CHIACCHIERANDIA DOVRETE CAPITARE SAPRETE COME CI SI DEVE COMPORTARE!

Chiacchierandia davvero un bel villaggio era ed in cima ad un monticello si ergeva.
Il paesaggio era favoloso ma vivere lì era a volte faticoso.
Specialmente se non vi si era abituati si poteva davvero rimanere spiazzati.

Tutto come negli altri villaggi a Chiacchierandia era ma una particolarità quel posto aveva!
Ogni abitante tante chiacchiere faceva e nessuno le cose per sè si teneva.
Gli affari gli  uni degli altri si facevano e il naso nelle altrui faccende mettevano.
Se qualcuno fuori di casa andava subito ognuno degli altri lo notava...
di domande lo tempestava e poi assurde storie ci ricamava.
Insomma a coloro che lì abitavano piaceva spettegolare, da sempre lo avevano adorato fare.
Da dietro le tendine che cosa gli altri facevano spiavano e poi tra loro confabulavano.
Gli orari modificavano e che avevano visto questo e quello inventavano.

Se avessero veduto un moscerino volare avrebbero di certo narrato al vicino di aver visto un drago per il paese scorrazzare.
Di una piccola pagliuzza un pagliaio facevano e dalla mattina alla sera storie tessevano.
Che  cosa gli altri facevano tanto importava che la propria vita quasi ognuno annullava.
Tutti intenti a scoprire perchè il falegname alle sette si alzasse o perchè la maestra ogni tanto in ritardo arrivasse.
O perchè il lattaio avesse un solo occhietto o perchè il commercialista avesse di parola difetto.

O ancora perchè Giannino il postino i baffi mai tagliasse o perchè Serafina la tabaccaia col marito non parlasse.
Insomma nessuno alle sue questioni badava poichè più di scoprire qualcosa su un altro importava.
E così da mattina a sera questa l'atmosfera era.
Ognuno all'altro dicendo andava: "ti ho visto far questo o quello...." e l'altro "che t'importa?!" replicava.
I più assai abituati a questo erano e caso più non vi facevano.
C'era però qualcuno che a viver lì assai soffriva e proprio per nulla ne gioiva.
Di Gelsomino si trattava che era un bimbo che a Chiacchierandia abitava.

Quel piccino piuttosto riservato era e quelle chiacchiere assai temeva.
Di casa raramente usciva poichè tremava quando delle domande udiva!
E se lo avessero mal giudicato?
Come si sarebbe comportato?
E che cosa di lui avrebbero pensato?
Prima di qualsiasi cosa fare che poteva pensare la gente cominciava ad analizzare.
Quando a scuola andava in tutta fretta ci si precipitava...non voleva nessuno incontrare per le loro domande non affrontare!

Lo mettevano davvero in difficoltà e si sentiva da tutti giudicato in realtà.
I suoi genitori di fregarsene gli dicevano e del suo malessere contenti non erano.
Lui proprio tutto quel chiacchiericcio non tollerava e davvero giorno e notte se ne preoccupava...
Un incubo viver così era diventato e davvero quel bimbo pensava di non poter essere salvato.
Tutti il giorno di cge cosa potessero di lui pensare si preoccupava, ogni gesto o parola meditava e così in una prigione rinchiuso se ne stava.
In casa il più possibile se ne stava ma comunque alcune chiacchiere non evitava.
Quando usciva sempre domandarsi: "Dove vai?" si sentiva.
Più non ne poteva e notte e dì piangeva.
Un giorno disperato decise che nemmeno a scuola sarebbe più andato.

Mamma e papà che fare non sapevano e molto preoccupati erano.
Già una settimana senza scuola passato aveva e chiaramente tutta Chiacchierandia lo sapeva...

CHE FARE SI DOVEVA?
QUALCUNO AIUTARLO POTEVA?
:)

domenica 28 aprile 2013

PRIMULINO IL PALADINO

CE LA FARà PRIMULINO A RIPORTARE A CASA PREZZEMOLINO?
E I GIGANTI I DUE INCONTRERANNO?
SARANNO UN AIUTO O UN DANNO?

Così Primulino il paladino nella foresta si inoltrava e Prezzemolino a cercare iniziava...ma in nessun luogo lo trovava.
In quà e in là lo chiamava ma tutto inutile sembrava.

Intanto Prezzemolino dal suo albero aveva continuato a gridare e aiuto cercare.
I giganti che quelle grida udito avevano che cosa succedesse si chiedevano.
Così di corsa verso l'albero si dirigevano e quel povero bimbo lì intrappolato vedevano.
Invece di volerlo catturare per poi poterselo pappare quei giganti compassione iniziarono a provare e lo volevano ad ogni costo aiutare.
In tre giunti all'albero magico erano arrivati dalle grida attirati.
Lupo, Falco e Sansone questi i loro nomi.
Erano tra tutti i giganti i più alti e possenti e con forze sorprendenti.

Prezzemolino ancor più spaventato era, dall'alto li vedeva e sempre di più piangeva.
E se se lo fossero mangiato?
Pareva ormai fregato.
Che quelle creature spregevoli erano sapeva e assai la loro presenza temeva.
Ma che fare poteva?
Da lì scender non sapeva...
Lupo, Falco e Sansone lo volevano aiutare e quell'albero fargli lasciare.
Ma come ad afferrarlo provavano cerchi magici emanati dall'albero li allontanavano.
Non si riuscivano ad avvicinare senza che quella pianta gli facessed male.
L'albero magico infatti la loro potenza non temeva poichè li conosceva e sempre vinti li aveva.

Così persino a loro la paura cresceva e nessuno aiutar Prezzemolino poteva!
Lupo, Falco e Sansone erano ben a conoscenza che solo un paladino avrebbe potuto sfidare dell'albero la potenza.
Così nel bosco si misero a cercare e promisero a Prezzemolino che sarebbero tornati per poterlo liberare.
Il nostro piccino proprio non ci sperava e già intrappolato per sempre lì sopra si immaginava.
Se solo avesse potuto rivedere il suo papà avrebbe per sempre obbedito alla sua volontà.
Nei pasticci più non si sarebbe cacciato e dentro le Mura se ne sarebbe stato.
Quanto il suo reame rimpiangeva...tornar lì ad ogni costo voleva.
Intanto notte fonda era e sempre più la paura di Prezzemolino cresceva.

I giganti a cercare il paladino continuavano finchè davanti Primulino si trovarono.
Quello impietrito per un attimo restò e dove fosse finito Prezzemolino si domandò...
ma prima che chiedesse qualunque cosa Lupo parlò:
"C'è sull'albero fatato un bimbo imprigionato.
Lo abbiam provato a liberare ma non ci siam potuti all'albero avvicinare.
Solo il più valoroso paladino di Re Ruggero Tagliolino può i rami di quella pianta con la spada tagliare e la libertà a quel bimbo ridare!
Ci potresti Primulino aiutare?
Da lui ti condurremo e tutto il possibile faremo!"
Primulino alle sue orecchie non credeva...quel gruppo così malvagio non era.
Il bimbo esser Prezzemolino per forza doveva e ad aiutarlo il paladino correva.

Quando all'albero il paladino e i tre giganti giungevano ancora lacrime sul viso del  bimbo scendevano.
Ma quando riconobbe Primulino si rasserenò quel piccino.
Il paladino la spada sguainò e sulle spalle di Falco montò.
Così i rami riusciva a spezzare e l'albero non sapeva che fare.
Dalla spada di un paladino difendersi non poteva e dopo poca resistenza si arrendeva.
I rami cedevano e lasciar andare Prezzemolino facevano.
Quello stava per precipitare e a terra ruzzolare.
Di certo male si sarebbe potuto fare se le braccia di Sansone non lo avessero potuto afferrare.
Quel gigante precipitare non lo lasciò e da caduta certa lo salvò.
Così quel bimbo salvo era e anche Primulino dalle spalle di Falco scendeva.

Senza l'aiuto dei giganti magari troppo tardi Primulino sarebbe potuto arrivare e quindi decise di quelli ringraziare.
Quei giganti felici erano e con Prezzemolino e Primulino verso il reame si dirigevano.
Con le loro lanterne la strada illuminavano e ancora una volta il loro aiuto davano.
Quando al reame giungevano gli abitanti ai loro occhi non credevano e a nascondersi correvano.
Primulino al Re tutto spiegò e quello i suoi sudditi rassicurò.
Ruggero Tagliolino pieno di gioia era e una festa enorme indiceva.
Il suo Prezzemolino riabbracciò e tanti baci in fronte gli stampò.
Il Re assai grato era e come ringraziare i giganti non sapeva.
Oltre al valoroso Primulino anche il loro aiuto era stato decisivo per salvare Prezzemolino.
Così da quel giorno sempre in pace vivevano e quelli del villaggio più i giganti non temevano.
Quelli dal canto loro a Prezzemolino tanto bene volevano e spesso nella loro radura lui ed altri bimbi giocar facevano.
Altre avventure il paladino Primulino affrontò ma un'altra volta ve le racconterò.
Vi basti sapere che tutto il reame qualcosa imparò e mai più la dimenticò...

A VOLTE CONCLUSIONI AFFRETTATE SI POSSONO FARE E QUALCUN ALTRO MAL GIUDICARE.
QUELLI DEL REAME I GIGANTI CRUDELI CREDEVANO INVECE ASSAI DIVERSI ERANO.
QUELLI CHE UN PERICOLO SEMBRAVANO IN REALTà UN BELLISSIMO AIUTO SI RIVELAVANO!
IL LORO ASPETTO AVEVA TUTTI INGANNATI E A FORMULARE UN GIUDIZIO SBAGLIATO PORTATI.
VI ASPETTO DOMANI QUI!
:)

sabato 27 aprile 2013

PRIMULINO IL PALADINO

COSA FACEVA RE RUGGERO TAGLIOLINO SCOPRIAMO! E ANCHE DI PREZZEMOLINO RACCONTIAMO!

Re Ruggero Tagliolino assai preoccupato era poichè Prezzemolino ancora veduto non aveva!
Già buio faceva e dove fosse finito quel piccino si chiedeva.
Fin alla piazza di corsa arrivava e zgli altri bimbi interrogava.

Nessuno nulla diceva ma era evidente che qualcosa sapeva.
Il Re ad insister continuava e ad uno ad uno li interpellava.
Quelli da principio nulla volevano rivelare ma poi visto che per Prezzemolino si cominciavano a preoccupare iniziarono a confessare.
L'ira del sovrano temevano e incerti ciò che avevano veduto dicevano.
Re Ruggero Tagliolino su tutte le furie andò e tanto li sgridò...
Poi però se ne pentì e si scusò con quei bimbi lì...
Ora non era tempo di essere arrabbiati poichè tutti erano per Prezzemolino preoccupati.
Erano già diverse ore passate...ore che erano state sprecate.
Quel piccino dietro al suo aquilone era andato; e se lo avevano catturato?
Se preda dei giganti era finito?
Insomma dov'era sparito?
Ognuno dove fosse si domandava ma una risposta non la trovava...
Il Re non vi dico in che stato di ansia era e sù e giù per le strade del reame correva.
Nessuno come aiutarlo sapeva e a tutti davvero enormemente dispiaceva.
Alla fine un'unica soluzione nella mente di Re Ruggero Tagliolino balenò e dopo ve la dirò...

Adesso che era successo a Prezzemolino vi devo svelare e poi al sovrano potremo tornare.
Quel bimbo dietro al suo aquilone andava ma quello in un ramo nel  folto della radura si impigliava.
Invece di indietro tornare quel piccolino a tutti i costi lo voleva recuperare.
E tentava e tentava ma il ramo troppo in alto stava e non vi arrivava.
Erano di fatti alberi con un'altezza strepitosa ed arrampicarvisie ra davvero  un'impresa rischiosa.
Nonostante il pericolo Prezzemolino ci provò e ad arrampicarsi iniziò.
Ma quando in cima fu arrivato e l'aquilone ebbe recuperato si accorse di essere lì intrappolato.
Infatti più scender non poteva poichè quell'albero magico era e tra i suoi rami imprigionato lo aveva.
Prezzemolino aiuto cercava e forte gridava...
quella pianta lo stritolava e più toccare terra non lo lasciava...

E se i giganti lo avessero udito strillare?
Se lo sarebbero di  certo voluto pappare!

Intanto al Re torniamo e che fece scopriamo!
Un solo uomo lo poteva aiutare....nulla si poteva fare se non Primulino chiamare.
Quello dei paladini al suo servizio era il più valoroso...un giovane dal coraggio strepitoso.
Lo fece convocare e quello non tardò ad arrivare e con attenzione le parole del sovrano si mise ad ascoltare.
Di certo tempo da perdere non c'era....il pericolo dei giganti incombeva.
A nessuno però che anche il pericolo dell'albero magico esisteva venuto in mente non era.
Così già di affrontare i giganti ci si immaginava e il coraggio di Primulino si lodava...
Quello la sua armatura lucida indossò e sul suo destriero balzò poi oltre le Mura cavalcò e nella radura si infilò.
Tutti nel reame in pensiero stavano e di ritrovar vivo Prezzemolino speravano.

I GIGANTI DAVVERO MALVAGI ERANO?
ESSER VINTI POTEVANO
DEL MALE A PREZZEMOLINO FATTO AVEVANO O LE COSE ERANO DIVERSE DA COME TUTTI TEMEVANO?
A DOMANI CON LA PUNTATA FINALE! TU NON PUOI MANCARE!
:)

venerdì 26 aprile 2013

PRIMULINO IL PALADINO

IL WEEKEND STA PER INIZIARE E COME POTEVA UNA STORIA DI PALADINI MANCARE?!!!
MA TEMPO NON PERDIAMO E FORZA QUESTA STORIA INIZIAMO!

Nel reame di Re Ruggero Tagliolino vi devo portare perchè possiate questa storia ascoltare.
Era davvero un posto meraviglioso ed il sovrano non era meno portentoso.
Immenso coraggio aveva ed i suoi sudditi sempre difendeva.

Tutto in armonia pareva ed ogni suddito in pace viveva.
I bambini tanti giochi facevano e felici erano.
Uno era del re il figliolino e si chiamava Prezzemolino.
Era assai piccino ma per questo non meno furbo quel bambino!
Tutti in paese tanto bene gli volevano e a cuore lo avevano.
Assai curioso era e spesso persino esser disubbidiente sapeva.

Infatti quel reame tranquillo pareva ma allontanarsene una buona idea non era.
La terra che lo circondava di orribili giganti pullulava.
Quelli alle proprietà di Re Ruggero Tagliolino non si avvicinavano poichè la sua autorità rispettavano.
Ma se qualcuno nelle loro zone finiva di certo non ne gioiva.
Chiunque nei loro territori trovavano quei giganti si pappavano.
Per questo ad ogni abitante del reame, specialmente se bambino, era proibito allontanarsi verso il bosco vicino.
All'interno delle mura bisognava stare e se per necessità ci si doveva allontanare sempre armati e scortati da paladini ci si doveva spostare.
I paladini del re fedeli servitori erano e di tutto per proteggere lui e i sudditi facevano.
Erano giovani valorosi con coraggi strepitosi.
Grazie a loro nessun nemico al reame si avvicinava e per questo abbastanza al sicuro si stava.

Ma fuori le Mura tutto incerto era e oltrepassarle consigliato non era.
Il Re tutti aveva avvertito...chi avesse messo a rischio la propria vita sarebbe stato punito.
Visto che tutti redarguito aveva immaginate cosa al suo piccolo diceva....
A Prezzemolino tante volte di non allontanarsi dalle Mura aveva ordinato o lo avrebbe davvero forte sculacciato; in castigo sarebbe finito e non ne avrebbe certo gioito.
Il pericolo dei giganti forte era e proprio scherzarvici su non si doveva!

Un giorno però nonostante la raccomandazione Prezzemolino a ciò che aveva detto papà non prestò attenzione.

Il suo aquilone faceva volare e nel cielo trottare...forte forte per le strade del reame correva e alle Mura giungeva.
All'improvviso una folata  di vento l'aquilone di mano gli strappò e via oltre le Mura lo portò.
Quel rosso giocattolo via volava e Prezzemolino nemmeno un istante ci pensava.
Le Mura arrampicandosi su un ramo scavalcò e al di là di quelle saltò.
Gli altri bambini lo vedevano e di tornare indietro gli dicevano...ma quello nemmeno li ascoltava e dietro all'aquilone andava.

Quei bimbi se dirlo al Re non sapevano ma di non farlo decidevano.
Di certo  Prezzemolino sarebbe rapidamente tornato e nessuno si sarebbe arrabbiato.
Magari il Re nemmeno se  ne sarebbe accorto e non avrebbe la sua ira contro di loro rivolto.
Se gli avessero rivelato che cosa Prezzemolino aveva combinato  di certo si sarebbe assai adirato e su ognuno di loro sfogato.
Decisero di in silenzio restare e si misero ad aspettare.
Ma buio si faceva e Prezzemolino non si vedeva.
Il sovrano a preoccuparsi iniziava e verso la piazza si avviava.

CHE COSA ERA ACCADUTO A PREZZEMOLINO?
DOV'ERA FINITO QUEL BAMBINO?
DOMANI TORNATE E VE LO SAPRò RIVELARE!
:)

giovedì 25 aprile 2013

NEL PAESE DI VERITà

SCOPRIAMO CHE COSA Là SUCCEDEVA E CHE COSA QUEL POPOLO FACEVA!

Così nel paese di verità nessuno sapeva più cosa fosse la sincerità.
Tutti dalla polverina colpiti erano stati e dall'incantesimo mutati.
Che non ci fosse alcuna speranza si credeva poichè ognuno come cambiare la situazione non sapeva.

C'era però qualcuno che dall'incantesimo non era stato toccato e la sua sincerità aveva preservato.
Si trattava di Giustino che era del villaggio un bambino.
Nel momento del sortilegio sotto una tettoia si trovava e la polverina su di lui non si posava.
Così la sua sincerità aveva conservato e da quel che lo circondava era a dir poco sconcertato.

Che fare non sapeva ma una soluzione trovare doveva.
Le cose come prima dovevano tornare altrimenti il villaggio non si sarebbe potuto salvare.
Che si trattava di Bottina sapeva poichè in cima alla sua scopa veduta l'aveva.
Lei doveva trovare e riuscire a l'incantesimo far annullare.
Nel bosco che viveva sapeva così allontanadosi dal paese di Verità lì si dirigeva.
Alla casa di Bottina dopo lungo andare arrivava ma non la trovava.
Una finestra una piccola apertura aveva e Giustino vi si introduceva.
Nella casa ora era entrato ed era un pò spaventato.
Di coraggio si armava poichè indietro non si tornava.
Doveva una soluzione trovare così si mise a frugare.
Mille cassettini aprì ma nulla trovò lì...
Nelle credenze guardava ma nulla lo aiutava.
C'erano mille oggettini ma nemmeno uno che potesse aiutare i suoi concittadini
Tra i libri si mise a cercare e mille indici dovette scrutare...
Finchè la soluzione per la bugiardia trovò e quella pagina consultò!
Attentamente le righe scorreva e leggeva e rileggeva; occorreva denti di drago trovare e ad ogni persona colpita da quell'incantesimo somministrare.
Ma dove quelli poteva trovare...erano secoli che i draghi in quella regione non si vedevano scorazzare!
Nella casa di Bottina tanti vasetti vi erano e spezie contenevano.
Giustino pensò di in quelli guardare per veder che vi poteva trovare...
Uno di quelli proprio denti di drago conteneva!
Un giorno fortunato per Giustino era!
In fretta fare doveva perchè da un momento all'altro Bottina tornare poteva.
Tutti quei denti prendeva e in tasca metteva.

Al villaggio in tutta fretta tornava e un'enorme contenitore di limonata preparava.
I denti di drago lì dentro scioglieva e tutta Verità ad assaggiarla accorreva.
Improvvisamente guariti erano e la verità di nuovo dicevano.
Di che fosse successo conto si rendevano e grazie a Giustino dicevano.
Li aveva salvati e a viver come prima riportati.
Ora tutto nella normalità era tornato a Verità.
Le attività si svolgevano e bugie non si dicevano.
Nessuno mentiva e ognuno ne gioiva.
Del dono che avevano conto si rendevano e assai contenti ne erano.
Bottina quando dell'accaduto si accorgeva forte piangeva.
Ora quel sortilegio non avrebbe più funzionato poichè Verità lo aveva esorcizzato.
Nulla avrebbe più la sua magia potuto fare per poter le cose lì cambiare.

Così si arrendeva e mai più in quel villaggio veder si faceva.
Quelli tranquilli stavano e a viver come sempre continuavano!

AVEVANO IMPARATO CHE DIRE LA VERITà ERA SEMPRE LA MIGLIORE DELLE REALTà.
LA SINCERITà IL LORO PAESE VIVER BENE FACEVA...LA MENZOGNA LO DISTRUGGEVA.
COSì SEMPRE ATTENTI A MAGHI E STREGHE STAVANO E DI PROTEGGER SEMPRE VERITà SI PREOCCUPAVANO!
ANCHE TU ATTENTO CI DEVI STARE POICHè è IL DONO PIù BELLO CHE TI POSSA ACCOMPAGNARE!
:)

mercoledì 24 aprile 2013

NEL PAESE DI VERITà

IL PAESE IN CUI ANDIAMO SI CHIAMA VERITà E VEDIAMO CHE COSA SUCCESSE Là!

Nel paese di Verità tutti tranquilli vivevano e tante belle cose facevano.
Era un villaggio davvero grazioso e ogni abitante possedeva un dono davvero prezioso:
la verità sempre diceva e niente di meglio vi era.
Ognuno sinceramente e onestamente si comportava così a nessuno nulla mancava.

Insomma era un luogo favoloso e viverci era strepitoso.
Le scuse non esistevano e gli abitanti in armonia vivevano.
Ognuno quel che pensava con educazione diceva e anche se non mancava chi contraddiceva sempre assai contenti si era.
Fin dalla più tenera età si insegnava il valore della verità.
Era essere sinceri molto importante e se ne accorgevano in ogni istante!
Le giornate trascorrevano, certo discussioni facevano ma poi tutti assieme a compromessi giungevano e sempre sagge decisioni prendevano.

A qualcuno però tutto questo non piaceva e distruggere quel villaggio voleva.
C'era nella zona una strega assai crudele e piccina di nome Bottina!
Era da tutti conosciuta e per la sua malvagità e nessuno la voleva vedere in realtà.
Se la si vedeva per le strade passeggiare in casa ci si correva a rifugiare.
Mai che cosa avesse in mente si sapeva e per questo la si temeva.
C'era qualcosa che Bottina proprio non tollerava ed era chi sempre in maniera sincera parlava.
Immaginate allora quanto quelli di Verità lei odiava...proprio non li sopportava.
Lei che degli ingannni e delle menzogne era la regina voleva distruggere quella comunità piccina.
Il paese di Verità voleva veder crollare; per causa dei suoi stessi abitanti si sarebbe dovuto sgretolare.

Così era da tempo che li spiava e ad un piano pensava.
Venne di agire il momento e decise di dare a Verità un grande tormento.
Una pozione preparò, sulla sua scopa montò e sopra Verità volò.
La polverina su tutti i capi spargeva...nessuno se ne accorgeva ma il suo effetto faceva.
Di lì a poche ore la situazione iniziò a precipitare e ognuno a mentire ora non sapeva rinunciare.
Nessuno la verità più proclamava ... e che cosa, mi chiederete voi, cambiava?
Subito ve lo dirò e vi stupirò.
Più nulla si capiva e il paese nel caos finiva.
Il fornaio di preparare il pane diceva invece a poltrire si metteva.
I bimbi di andare a scuola affermavano  invece al parco se ne scappavano.
Le galline uova promettevano ma più non ne facevano.
Il contadino che diceva nel campo di lavorare in realtà a far compere lo si vedeva andare.
Nessuno più gli appuntamenti rispettava e mille scuse si inventava.
Le cattiverie da ogni parte affioravano e continui litigi si presentavano.
Nessuno cedere voleva, i propri interessi faceva e soprattutto la sincerità più non c'era.

Era insomma davvero un problema esorbitante...e la situazione era allarmante.
I giorni passavano e le attività in rovina andavano...ognuno conto se ne rendeva ma far nulla poteva.
Mentire ora così facile sembrava che nessuno a rinunciarci provava.
L'incantesimo il suo effetto faceva e nessuno come rimediare sapeva.
Adesso a Verità mentire era divenuta la realtà.
Più a meno non ne potevano fare poichè una bugia non poteva che un'altra tirare ed era una catena impossibile da spezzare.
La polverina sulla testa degli abitanti era finita e la verità a Verità era ora proibita.
Poco da vivere al villaggio restava...ogni lavoro cessava e ogni abitante sempre più malvagio diventava.

CHE FARE SI POTEVA?
LA SPERANZA DI SALVARLI C'ERA?
O BOTTINA VINTO AVEVA?
A DOMANI VI ASPETTO QUI!
:)

martedì 23 aprile 2013

CASTORINO

SCOPRIAMO COSA NEL VILLAGGIO DEGLI ANIMALI SUCCEDEVA E CHE COSA CASTORINO COMPRENDEVA!

Castorino sempre più triste era e come consolarlo nessuno sapeva.
In tanti modi avevano a convincerlo provato ma nulla era cambiato.
Quei dentoni lui proprio non li sopportava ed ogni espediente per liberarsene provava.
Con le pinze li provava a tirare ma proprio non si volevano spostare!
Ogni giorno li limava ma invano tentava...nulla cambiava.
Quei denti lì volevano restare e lui non sapeva più che fare.
Come gli altri cuccioli invidiava...ognuno di loro così bello sembrava.
A nulla i suoi sforzi valevano...quei due dentoni proprio non cadevano.

Così più di liberarsene non sperava e a tenerseli si rassegnava.
Di casa non sarebbe più uscito...questo era garantito!
Era stufo degli sguardi degli altri sopportare...non lo poteva più tollerare.
Mamma e papà quel piccolino non sapevano come consolare...che potevano fare?
Che avrebbe cambiato idea speravano e con pazienza aspettavano.
Castorino sempre più solo era e quasi più niente faceva.
Persino di mangiare si era stancato tanto lo avevano quei denti esasperato.

All'improvviso l'allarme del villaggio suonò e l'intera comunità a veder che era successo si precipitò.
La gru Bettina una terribile notizia portava e tutti nel panico gettava.Sul fiume un tronco enorme era precipitato e il corso dell'acqua aveva bloccato.
Così più acqua al villaggio non arrivava e la situazione assai tragica si prospettava.
Senz'acqua come sopravvivere potevano?
Tutti a pensare si mettevano ma che fare non sapevano.
Nessuno una soluzione aveva poichè spostare quel tronco troppo pesante era.
In tanti lo tentavano di sollevare ma nemmeno di un millimetro lo si vedeva oscillare.
Tempo da perdere non c'era poichè già la mancanza dell'acqua sentire si faceva.
Quel corso d'acqua enorme importanza per loro aveva e ognuno assai ci teneva.

La famiglia di Castorino però che fare sapeva e a tutti lo diceva.
Loro avrebbero quel tronco rosicchiato e il corso d'acqua liberato!
Occorreva però anche l'aiuto di Castorino per risolvere quel problemino.
In tre prima ci sarebbero riusciti e vittoriosi ne sarebbero usciti.
Così a chiamare Castorino andavano e dopo aver tanto insistito con loro lo portavano.
Tutti e tre il tronco rosicchiavano e tutti gli abitanti trepidavano...
Quei dentoni eccezionali erano e il tronco distruggevano.
Castorino mentre il legno sminuzzava di aver quella dote ringraziava e al suo comportamento ripensava.
Dopo tanto lavoro l'acqua ricominciò a fluire e tutti ne poterono gioire.
Di applaudire non smettevano e le lodi di quella famiglia facevano.
Grazie ai dentoni della famiglia dei Castori l'intero villaggio si era salvato e tutti enorme felicità avevano provato.
La comunità li ringraziò e dell'acqua di nuovo beneficiò.

Castorino quella sera i suoi denti allo specchio guardava e che era un eroe pensava:
l'intero villaggio salvo era proprio grazie a quella caratteristica che lui disprezzato aveva.
Mai più dei suoi denti si lamentò anzi di essere un castoro da quella volta per sempre ringraziò.

CASTORINO CHE OGNUNO è A SUO MODO SPECIALE CAPITO AVEVA E ORA ADDOSSO NON SI PIANGEVA.
LE PARTICOLARITà CHE OGNUNO DI NOI HA NON SONO CHE QUALITà...BASTA SAPERLE APPREZZARE E PER PRIMI ACCETTARE!
NESSUNA DIFFICOLTà TI FERMERà SE SAPRAI AFFRONTARLE CREDENDO NELLE TUE CAPACITà!
:)

lunedì 22 aprile 2013

CASTORINO

UNA NUOVA SETTIMANA è INIZIATA ED ECCO DI UNA NUOVA STORIA LA PRIMA PUNTATA!
DI CASTORINO VI RACCONTERò E DI CHE COSA IMPARò!

Castorino nel villaggio degli animali viveva ma come lui e la sua famiglia nessuno era.
Questo un pò gli dispiaceva poichè essercome gli altri voleva.
La sua era una famiglia di castori da molto lontano arrivata e in quel villaggio da alcune generazioni collocata.

I suoi genitori eran da tutti tenuti in considerazione e non mancava loro l'ammirazione.
Anche perchè nel villaggio degli animali tante diverse famiglie abitavano e tra loro per caratteristiche e abilità si differenziavano.
C'erano le tartarughe famose per la loro pazienza e i cagnolini stimati per la loro intelligenza.
Le mucche latte facevano e le api miele producevano.
C'erano i ragni che stupende tele facevano e ovunque le vendevano.
I cavalli per la loro velocità conosciuti e i leoni per il tanto coraggio anche un pò temuti.
Tutti in pace vivevano anche se tanto diversi erano.

Castorino però di tutto questo non si rallegrava, anzi, tanto se ne rattristava.
Tutti migliori di lui vedeva e starsene lì non voleva.
Una cosa proprio non tollerava...i suoi dentoni detestava.
Anche i suoi genitori li avevano ma nel villaggio altri non se ne vedevano.
Castorino che tutti glieli guardassero credeva e questo davvero non gli piaceva.
In realtà nessuno caso ci faceva e quel pregiudizio solo nella sua mente era.
Ogni animale una caratteristica particolare aveva e  per questa dagli altri si distingueva.

Ma per Castorino i suoi dentoni un vero problema erano diventati e non erano da lui più tollerati!
Perchè come gli altri esser non poteva...questo giorno e notte si chiedeva.
Una risposta non trovava e quando allo specchio si guardava in lacrime scoppiava.
Tante volte quei dentoni aveva provato a strappare ma di lì non si volevano spostare.
I suoi genitori il perchè di tanta disperazione non comprendevano e un pò se ne  preoccupavano.
Avevano provato a quel piccolino spiegare che quei dentoni ad un castoro non potevano proprio mancare!
Ma quello non ne aveva voluto sapere e non ci voleva proprio credere.
"Se tutti i castori questi denti devono portare io non ci voglio più stare!
Non voglio più essere un castoro! Pagherei per non esserlo oro!
Perchè un altro animale non posso diventare?
Io così non voglio restare!"
Così a mamma e papà diceva e forte piangeva.
Sempre triste era e sempre meno uscire voleva.
I suoi amici lo chiamavano a giocare ma sempre in disparte lo vedevano stare.
Se gli chiedevano che succedeva, una zampa davanti ai dentoni metteva e "niente" rispondeva.
Quelli davvero a capire non riuscivano perchè in pace con se stessi si sentivano.
Castorino diverso da loro non vedevano e di certo caso ai suoi denti non facevano.
Ognuno le sue caratteristiche aveva e agli altri nemmeno caso faceva.
Una sola cosa quei cuccioli notavano e tanto se ne preoccupavano...
Castorino sempre più da loro si staccava e tanto triste sembrava.
Lo volevano aiutare ma non sapevano che fare.

Lui tanto inutile si sentiva e di conseguenza agiva.
In compagnia non voleva stare...lo  avrebbero solo, pensava, per i suoi denti potuto rifiutare.
Così le giornate sempre più tristi per lui diventavano e più gioie non riservavano.
A cosa poi quella grossa dentatura serviva proprio non lo capiva!
Perchè i castori quegli enormi dentoni avere dovevano?
Gli altri animali non li possedevano!
Giusto non era! Esser così più non voleva.
La sua famiglia non capiva...perchè a loro aver  quei denti non infastidiva?

COSA A CASTORINO CAPITERà?
QUALCOSA IMPARERà?
A DOMANI!
NON MANCARE!
:)

domenica 21 aprile 2013

IL POPOLO DI BEELANDIA!

ECCO LA PUNTATA FINALE! BASTA ASPETTARE!
SE LE  PECORE CE LA FARANNO SCOPRIRETE SE QUESTA STORIA LEGGERETE!

Così Gelsomino il piano proponeva e a quelle pecore per nulla dispiaceva!
Forse, pensavano, valeva la pena provare, prima di Beelandia lasciare...
Quel posto tanto amavano e in fondo all'idea di lasciarlo disperavano.

Eppure i dubbi tanti erano perchè di riuscirci non credevano...troppo deboli si sentivano e una sconfitta presagivano.
Il piano comunque si decise di attuare e tutti si cominciarono a preparare.
Le pecore un pò di coraggio radunarono, dopotutto in Gelsomino confidavano...
Verso il bosco si avviarono e che facesse la sua comparsa Lupo Gervaso aspettavano.
Non tardò molto ad arrivare e la missione potè cominciare...
le pecore una alla volta si mostravano e poi di corsa si celavano.
Quel lupaccio confuso era, tante ne vedeva e dove andare non sapeva.
Sempre in avanti nel tentativo di acciuffarle procedeva e a Beelandia giungeva.
Come lì arrivò nella rete impigliato si trovò.
Come si dimenava ma in alcun modo si liberava.
La trappola chiusa era e da lì uscire non poteva...era come chiuso in un sacchettino e non sapeva che fare quel poverino!

Gelsomino e le altre pecore sul posto erano e lo spettacolo si godevano.
Quelle creature ai loro occhi non credevano: tutte assieme fatta ce l'avevano.
Sembrava impossibile eppure non era stato nemmeno così difficile.
Ora Gelsomino Lupo Gervaso guardava e così gli intimava:
"Alla tua tana ci condurrai e che fine hai fatto fare alle pecore che hai rapito ci dirai...dopodichè qui mai più tornerai!"
Quel lupaccio ora tremava e così debole sembrava...dall'accaduto era sbalordito e non poco stordito.
Delle pecore lo avevano catturato e ora chissà se mai lo avrebbero liberato...
Loro tante erano e forza si facevano...
lui solo si sentiva e la sua fine presagiva...
Così di condurle alla sua tana accettò e lungo il cammino che lo liberassero sperò.
Una volta che alla tana portati li aveva così loro diceva:
"Non ho fatto nulla alle pecore rapite, sono qui custodite.
Volevo farle ingrassare per poi  con gli altri lupi poterle in una festa mangiare!
Ve le restituirò e vi giuro a Beelandia mai più tornerò...
Che vi sareste ribellati non mi aspettavo e tranquillo stavo.
La forza di stare uniti avete trovato e ora sono davvero spaventato.
Vi prego ridatemi la libertà e mai più tornerò là."
Le pecore si fidarono e libero lo lasciarono...
A Beelandia tornarono e tutti assieme festeggiarono.
Gelsomino tanto ringraziarono e con affetto lo salutarono.
Mai la lezione imparata dimenticarono e per sempre a Beelandia tranquilli starono:

SE SI HA IL CORAGGIO DI LOTTARE NULLA CI PUò FERMARE.
NON BISOGNA LASCIARSI SCORAGGIARE MA LE DIFFICOLTà AFFRONTARE.
NON ESISTE OSTACOLO CHE NON SI POSSA SUPERARE BASTA VOLERCI PROVARE.
SE DA SOLI NON CE LA SI FA DI CERTO UNITI SI VINCERà!!!
:)

sabato 20 aprile 2013

IL POPOLO DI BEELANDIA

A BEELANDIA PENULTIMA PUNTATA...ASCOLTERETE DI GELSOMINO LA TROVATA!
QUELLE PECORE SI ARRESERO O QUALCOSA FECERO?

Gelsomino che non si poteva più aspettare decideva e così a quelle pecore riunite in assemblea diceva:
"Volete tutte farvi mangiare?
O ancor peggio Beelandia abbandonare?
é assai facile scappare...ma non ci dovreste nemmeno pensare!
Volete questi verdi prati abbandonare senza a fermare quel prepotente provare?
Questo è il vostro villaggio e difenderlo sarebbe assai saggio!
Perchè volete mollare?
Cosa credete di non poter fare?"

Quelle pecore sbalordite sembravano e gli occhi da quel paladino non staccavano...
che dicesse assurdità pensavano poichè solo la loro paura ascoltavano...
il sovrano a nome di tutti parlò e a spiegare a Gelsomino la situazione provò:
"Lupo Gervaso tutti ci mangerà...nessuno si salverà...a che serve restare qua?
Perchè dovremmo rischiare e non la salvezza cercare...
Se via da qui andremo vite sicure avremo e più non lo incontreremo...
Siamo solo delle pecore indifese e per questo preferiamo le rese...
Non lo possiamo affrontare...non abbiamo possibilità di trionfare!"

Gelsomino sbalordito era e crederci non poteva.
La paura le aveva tutte dalla realtà allontanate e nel suo vortice trasportate.
Loro tante erano e affrontare quel lupo potevano.
Il vero problema era che in se stesse non credevano e la forza dello stare unite non conoscevano.
Occorreva farle ragionare e un piano escogitare.
Il paladino non si arrendeva e persisteva!
A quelle diceva:
"Conto non vi rendete di quanto forti siete! Se vi unirete batterlo potrete!
é vero di qui andarvene potete ma chi vi garantisce che altrove un altro Gervaso non troverete!
E allora che farete?
Di nuovo scapperete?
Che vita infelice vi preparate se sempre di fuggire immaginate!
Non avete di Gervaso la potenza ma potreste usare l'intelligenza!
Il mio piano vi spiegherò e ad attuarlo vi aiuterò: nella radura ci inoltreremo e in piccoli gruppi ci divideremo...
una pecora alla volta l'attenzione di Gervaso attirerà...quello a inseguirla inizierà e quella tra i cespugli si nasconderà... un'altra poco più avanti si mostrerà e così via via fin qui lo si porterà e in una rete legata a quei due alberi laggiù lo si intrappolerà...
Una volta catturato a portarci nella sua tana sarà obbligato!
Magari i nostri concittadini salveremo e quel che è certo di lui ci libereremo.
Più non si azzarderà a ripresentarsi qua!
Ci volete provare?
Volete tutti assieme lottare e voi stessi e Beelandia salvare?"

Quelle pecore avevano cambiato espressione e pareva volessero mutare la loro situazione...

VOLEVANO DAVVERO REAGIRE O DELLA PAURA PREDE FINIRE?
CE LA FARANNO?
GERVASO SCONFIGGERANNO?
:)

venerdì 19 aprile 2013

IL POPOLO DI BEELANDIA

A BEELANDIA RITORNIAMO E CHE SUCCESSE SCOPRIAMO!
LUPO GERVASO TORNò A COLPIRE?
FECE LA SUA PRESENZA SENTIRE?

Gelsomino così a Beelandia arrivava e ad ascoltare che fosse successo si preparava.
Tutti tremavano e nulla raccontavano.
Il sovrano qualcosa riuscì a dire ma dalla paura si fece poi investire.
Così parecchio ci misero a descrivere l'accaduto che veniva a stento dal nostro paladino creduto!

Il furto delle pecore in pieno giorno avvenuto era e ora che fare non si sapeva.
Nessuno più di salvarle credeva e per la propria incolumità temeva.
Tutti radunati Gelsomino guardavano e concentrati su quello stavano.
Qualcuno diceva che magari era un caso isolato e non sarebbe mai più capitato...e che era meglio dimenticare e più attenti in futuro stare.
Un altro di abbandonare Beelandia proponeva poichè viver lì più sicuro non era.
Ognuno la sua idea agli altri esplicava ma sempre di fughe si trattava.

Gelsomino che nessuno voleva lottare notò e assai perplesso restò.
Com'era possibile preferissero la spugna gettare invece di provarsi a ribellare?
Il paladino proprio non se lo spiegava poichè a lui di certo il  coraggio non mancava.
Quelle pecore invece in se stesse davvero non credevano e per questo assai deboli erano.
Nessuna voleva resistenza contro Lupo Gervaso fare e provarlo ad affrontare.
Avrebbero più volentieri le loro case lasciato piuttosto che quel cattivone affrontato.
Lupo Gervaso effettivamento un aspetto rassicurante non avere e tanto timore incuteva.
Un pellame rossiccio lo ricopriva e che fosse malvagio dai suoi occhi lo si intuiva.
Vecchi pantaloni blu indossava e una maglia rossa portava...nonostante l'età era davvero furbo in verità!
Sì perchè quella bestiaccia non più giovane era e da molti lustri lo si temeva.
In altri villaggi le su scorrerie aveva fatto ma a Beelandia mai aveva commesso un tale misfatto.
Mai fin lì era arrivato poichè di altri posti si era accontentato...
ma ora chi lo avrebbe fermato?
Sarebbe tornato?
Giustina e Mariolina se le era pappate o per ora le aveva graziate?
Tutti le stesse domande si facevano ma che fare come vi ho già detto non sapevano.
Intanto che così pensando temporeggiavano le spalle non si guardavano...

Dalle ultime file un rumore si udì e non appena ciascuno si voltò capì...
Altre due pecore erano venute a mancare:
di Paolino e Geranina si doveva trattare!
Di loro più alcuna traccia non vi era...Lupo Gervaso colpito di nuovo aveva!
Nessuno accorto se ne era...come non disperare si poteva?

Tutte quelle pecore rimaste cominciarono "bee bee" a fare e non le si poteva calmare.
Gelsomino tentava di farle ragionare ma quella dal terrore si facevano divorare e non erano più in grado di ragionare!
Da ogni parte correvano e in ogni luogo possibile si nascondevano.
Aiuto cercavano ma poco ci speravano.
Gelsomino ben sapeva che solo uniti farcela si poteva...
Se quelle pecore non avessero collaborato tutto vano sarebbe stato e mai nulla sarebbe mutato.
Gervaso tutte le avrebbe divorate se non si fossero ribellate.
Ma quelle bianche creature sembravano non volerne sapere e di riuscirci non potevano credere.
Erano troppo deboli per quel mostro affrontare...non valeva la pena tentare.
Così ogni abitante sempre di più si avviliva e la paura lo investiva.
Gelsomino decise che tutto il popolo si doveva radunare e ordinò al sovrano di un'assemblea convocare.
Quello obbedì e furono di nuovo tutti assieme in un prato quelli lì...asssai attenti stavano e ad ogni minimo rumore sobbalzavano...

COSA GELSOMINO PROPONEVA?
CHE FARE SI POTEVA?
AVREBBE QUELLE PECORE CONVINTO A BEELANDIA SALVARE O DECISERO DI SCAPPARE?

giovedì 18 aprile 2013

IL POPOLO DI BEELANDIA

OGGI è GIOVEDì E OCCORRE PROPRIO LA STORIA DI UN PALADINO QUI!!!!
INTANTO COMINCIAMO E TEMPO NON PERDIAMO!

Beelandia era un posto favoloso in cui splendeva sempre un sole meraviglioso.
I suoi abitanti pecorelle erano e le giornate nei prati trascorrevano.
Soffici manti di lana avevano e "bee bee" sempre facevano.

Ognuna la sua famiglia vicina aveva e di essere allegra mai smetteva.
Quelle creature erano però assai fifone e di certo non avevano un briciolino del coraggio di un leone.
Non appena buio faceva ognuna verso la propria casa si dirigeva...
l'uscio serrava e fino a mattina nemmeno alla finestra si affacciava.
Le case delle pecore di Beelandia erano tutte ordinate e assai ben curate.
Nulla in quel paese mancava e ogniattività vi si trovava.
C'erano un asilo, una scuola e persino l'ospedale, nel caso qualche pecora si sentisse male.
C'erano notai e avvocati nel caso si presentassero abitanti arrabbiati.

C'era il parrucchiere che i mantelli lanosi sistemava e le pecore acconciava...
Il fruttivendolo Giannino che vendeva spostandosi nel paese col suo carrettino...
nemmeno una gelateria mancava e persino un supermercato lì stava.
Insomma non mancava alcun genere di attività per dirvi la verità...
Era davvero un bel posto quello là.
Il sovrano di Beelandia un grosso pecorone era e due grosse corna ricurve aveva.
Timore incuteva ma più docile di un agnellino era.
A nessuno male sapeva fare e bastava assai poco per farlo di paura tremare.
Ma a Beelandia il coraggio non serviva poichè la pace ovunque si avvertiva.
Solo quando le tenebre iniziavano a calare un pò di inquietudine si poteva respirare.
Le pecore velocemente dai campi verdi tornavano e verso le loro case si affrettavano...la cena preparavano e il naso fuori non ficcavano.

Infatti la notte temevano poichè al buio ogni pericolo temevano.
Di giorno invece tranquilli al sole quegli abitanti se ne stavano, pascolavano e tra loro chiacchieravano...
Quando gli agnellini da scuola tornavano nei prati anche loro i pomeriggi passavano.
Erano però diversi mesi che qualcuno quegli abitanti spiava e nascosto tra i cespugli se ne stava...
Il momento migliore per agire studiava e le abitudini di quelle bianche e morbide palle di lana esaminava.
I loro orari alla perfezione conosceva e ad agire pronto era!

Così a quelle povere pecore un brutto guaio capitò e non di notte arrivò...bensì in pieno giorno su di loro piombò.
L'ora di pranzo passata da poco era e ogni pecora il suo riposino al sole faceva.
Lupo Gervaso decise che il momento opportuno arrivato era!
Dai cespugli fuori saltò e due pecore cicciotte afferrò!
Quelle se ne accorgevano e "bee bee" forte facevano... le altre si svegliavano e il lupaccio notarono.
Le due povere pecore sotto braccio teneva e via con sè nel folto bosco le conduceva...
Con quel sole assai bello ora erano Giustina e Mariolina a mancare all'appello.
Tutti gli abitanti disperati erano e che fare non sapevano.
In più di paura tremavano e tutti appiccicati l'uno all'altro stavano.
Quel popolo di coraggio per nulla ne aveva e di essere assai debole credeva.
Le pecore si sentivano impotenti...non sapevano che fare se non battere per la paura i denti.
Quel lupo avrebbe di certo le loro amiche mangiate...sembrava impossibile che venissero salvate.
Così i giorni trascorrevano e di tremare quelli non smettevano.
La notte più non riuscivano a riposare e gli sembrava dovunque Lupo Gervaso di notare.

Che nulla più accadesse speravano ma ne dubitavano...
E se Lupo Gervaso fosse tornato?
Chi lo avrebbe affrontato?
Il re decise che qualcuno proteggere il suo popolo doveva poichè lui di certo farlo non poteva.
Così il paladino Gelsomino mandò a chiamare e quello non tardò ad arrivare.
Quello ognuno per il suo coraggio conosceva e da anni amico del popolo di Beelandia era.
Poco distante abitava e spesso a far loro visita si recava.

GELSOMINO LI AVREBBE AIUTATI?
O DA LUPO GERVASO SAREBBERO STATI SOVRASTATI?
è UNA STORIA A PUNTATE QUINDI CON PAZIENZA ASPETTATE!
:)

mercoledì 17 aprile 2013

CAMILLO

ECCO LA PUNTATA FINALE SCOPRIAMO ASSIEME COSA DOVETTE CAPITARE!
CAMILLO QUALCOSA IMPARERà?
LEGGETE QUA!

Camillo di chi fosse quel, turchese posteriore si chiedeva e un pò di timore aveva.
Il nonno sorrideva e attendeva.
Non appena quell'uomo dall'albero fu atterrato Camillo si accorse che era un mago sdentato.
La tunica turchese un sacco di stelline bianche aveva e lunga fino ai piedi era.
Era un uomo alto decisamente e con un'aria simpatica veramente.
Lunghi baffi bianchi aveva e sulla testa un cappello a punta teneva.

Chi diamine era quel signore lì?
Se lo domandava Camillo in quell'istante lì.
Ma quello lo precedeva e prima che il bimbo domandasse rispondeva:
"Sono il mago Celestino, un vecchio amico di tuo nonno Giustino!
Tu Camillo ti dovresti chiamare...di te ho tanto sentito parlare!"
Ora il nostro protagonista un pò tremava perchè i maghi non amava...
Il nonno però lo incoraggiava e a seguire Celestino lo esortava.
Quel mago a parlare continuava e davvero un chiacchierone si dimostrava:
"Sò perchè siete giunti fin qui devo avere ciò che mi occorre proprio qui...
o forse qui...o forse qui...o perdindirindina eppure ero certo fosse qui...perchè non è così...?
Che sia forse quì o magari lì...dove messa l'avrò...son certo la troverò..."
Così dicendo nelle pieghe della sua tunica cercava e ricercava e a parlare tra sè e sè continuava...

"Trovata! Sapevo non saresti lontana stata!"
Così dicendo una sfera di cristallo  in mano teneva e davanti al naso di Camillo la metteva e così diceva:
"Tu, proprio come tuo nonno a suo tempo faceva, fai sulla tua intelligenza leva.
Del confronto con gli altri hai paura e fingi di non averne premura.
Che gli altri ti giudicano vai blaterando ma non sai quanto ti stai sbagliando!
Tu che impressione pensi a loro di dare?
Prova nella sfera a guardare!"
Camillo assai perplesso era ma ciò che ordinava il mago faceva.
Nella sfera guardò e come lo vedevano gli altri notò...
Quel  magico oggetto glielo mostrò e sconvolto ne restò...
Che gli altri bimbi lo temevano scopriva e non ne gioiva...sembrava proprio un professorone e aveva un atteggiamento davvero un pò cafone...dall'alto in basso li guardava e ognuno di loro assai male ci stava...
Vedeva dall'esterno i loro comportamenti e davvero solo ora capiva quegli atteggiamenti...
Erano da lui intimoriti e inferiori si erano sentiti...loro amicizia avrebbero voluto fare ma che lui non volesse altrettanto non poteva loro che sembrare.

Camillo capì che il suo comportamento veniva frainteso e dagli altri non compreso...
un'immagine sbagliata di sè stesso dava e per questo nessun bimbo gli si avvicinava...
La sua paura lo aveva mutato e agli occhi degli altri in un arrogante "sotuttoio" trasformato.
Quel bimbo fu tanto dispiaciuto...mai di dare quell'impressione avrebbe creduto.
In realtà quei bimbi che lui inferiori faceva sentire eran gli stessi che lui non aveva di salutare l'ardire.
Ognuno sulle sue posizioni restava e l'altro nel giudicarle si sbagliava.
La verità la mente di Camillo illuminò e di corsa in paese tornò dopo che il nonno e Celestino salutò e tanto ringraziò.
Tempo perder non voleva e far le sue scuse a quei bimbi voleva.
Ma ciò necessario non fu perchè sentite cosa successe appena arrivò laggiù.
Il suo atteggiamento provò a mutare e a quei bimbi un bel sorrise fare.
Quelli a corrergli incontro non esitarono e a giocare con loro lo invitarono.
Da quel giorno Camillo la sua passione per i libri non abbandonò ma anche degli amici trovò.
Con loro il tempo libero trascorreva e tanto felice era.
Non si sentiva giudicato...anzi si era perfettamente integrato.
Bene gli volevano e che non fosse un arrogante "sotuttoio" ora credevano.
Camillo un'importante lezione imparò non appena ad essere davvero sè stesso provò

GLI ALTRI A VOLTE IL NOSTRO COMPORTAMENTO POSSONO NON CAPIRE E LE NOSTRE DIFFICOLTà NON AVVERTIRE.
CAMILLO CHE GLI ALTRI LO PRENDESSERO IN GIRO AVEVA SEMPRE  PENSATO MA TANTO SI ERA SBAGLIATO! ERA IL SUO COMPORTAMENTO AD AVERE LUI E GLI ALTRI INGANNATO!
NON SENTIRTI GIUDICATO SE PRIMA A FAR CONOSCERE DAVVERO CHI SEI NON HAI PROVATO!
SONO GLI ALTRI CHE TI STANNO MAL GIUDICANDO O SON SOLO LE TUE PAURE CHE TI STANNO DIVORANDO?
CREDI IN TE STESSO E SARà SEMPRE UN SUCCESSO!

martedì 16 aprile 2013

CAMILLO

VEDIAMO COSA CAPITò E SE CAMILLO QUALCHE COSA IMPARò!

Camillo quindi sempre più solo si sentiva e un libro ad una persona preferiva.
Da tutti si sentiva giudicato ma all'impressione che lui dava mai aveva pensato!
Così di aver tutte le ragioni credeva e di isolarsi non smetteva.
Mamma e papà assai preoccupati erano ma come aiutarlo non sapevano.

Di casa raramente usciva e se lo faceva poi non ne gioiva.
Gli altri incontrava e tristezza provava.
Una parte di lui con loro avrebbe voluto giocare ma l'altra gli ripeteva che lo avrebbero solo fatto male stare.
Un giorno nonno Giustino a trovarlo andò e che era assai triste quel nipotino notò...
Che succedeva gli domandò e Camillo la situazione gli spiegò.
Quello subito da bravo nonno una soluzione trovò e nel bosco lo portò.
Da un suo amico dai magici poteri lo conduceva e mostrargli la realtà voleva.

Camillo non sapere non ne voleva e resistenza opponeva.
Già il bosco gli faceva paura e magari avrebbero pure incontrato una qualche strana creatura.
Il nonno era famoso per essere sì un uomo coraggioso e persino spiritoso...con la magia però aveva a che fare e questo Camillo non poteva che spaventare.
Un paio di volte a casa del nonno era stato e che fosse un mago aveva sospettato.
Quella dimora era piena di strani oggettini, alambicchi e ragnettini che non potevano toccare i bambini.
C'erano pile di libri impolverati che aveva quel bimbo sfogliati, formule indecifrabili vi aveva trovato e ne era rimasto spaventato.
Al nonno bene voleva ma quale segreto nascondesse si chiedeva.
A Camillo ciò che non rientrava nel suo programma di studio non piaceva e mai incuriosirsi di altro voleva.
Se altro la sua attenzione dallo studio avesse distratto sarebbe dal dispiacere diventato matto.
Diceva agli altri che tempo perdere non voleva...la verità era che di mettersi in gioco paura aveva.
Confrontarsi col mondo non voleva e dietro la sua aria di superiorità si nascondeva.

Ora il nonno dove lo stava portando...?
Dove stavano andando?
Camillo un pò spaventato era e di tornare indietro chiedeva.
Il nonno però assai deciso era e così gli diceva:
"Ti porterò a scoprire la verità...il mio amico cosa mostri agli altri ti rivelerà e per te una grande lezione sarà!
Di me ti devi fidare!
Ti voglio aiutare!
Anche io come te sempre in solitudine le giornate trascorrevo e davvero tanto mi perdevo!
Dicevo sempre che stare in altrui compagnia era del tempo buttare via!
Dietro a questa scusa le mie paure nascondevo e cosa gli altri pensassero di me davvero non comprendevo!
Pensavo in giro mi prendessero continuamente e nessuno di loro potesse essere mio amico veramente!
Ma che mi stavo sbagliando qualcuno mi ha mostrato e la verità mi ha insegnato!
Quel qualcuno esiste ancora e ci stiamo andando proprio ora!"

Camillo più resistenza non opponeva tanto inutile era.
La curiosità in lui cresceva anche se tutt'altro pareva.
Nel folto del bosco erano arrivati e ad un tronco si erano accostati.
Nonno Giustino tre potenti colpi sul tronco assestò e quello a tremare cominciò.
Le foglie ad agitarsi iniziarono ed alcune precipitarono.
Dalla chioma dell'enorme albero qualcuno scendeva ma per ora solo un turchino posteriore si intravedeva!
Chi era? Che cosa voleva?
Camillo un pò di paura aveva ma il nonno per la mano lo teneva...

DI CHI ERA IL TURCHINO SEDERINO CHE SCENDEVA VERSO CAMILLO E GIUSTINO?
DEL NONNO L'AMICO ERA?
CHE FARE PER LORO POTEVA?
DOMANI PUNTATA FINALE!
:)

lunedì 15 aprile 2013

CAMILLO

LA SETTIMANA INIZIAMO E UNA BELLA STORIA A PUNTATE COMINCIAMO!
VEDIAMO CHI CAMILLO ERA E CHE COSA FACEVA!

Camillo un bambino davvero intelligente era ma di amici non ne aveva.
Gli altri bambini non molto lo sopportavano poichè che li giudicasse sospettvano.
Camillo dall'alto in basso li guardava e sempre di criticarli cercava.
In realtà assai insicuro era e dietro la sua istruzione si nascondeva.
Meglio di tutti sapeva leggere, scrivere e parlare ma non sapeva quanto fosse bello un'emozione provare.
Le sue giornate in compagnia dei libri trascorreva e quasi mai la testa fuori di casa metteva.
Gli altri ne avevano soggezione e si dispiacevano per quella situazione.
Lo avrebbero voluto con loro invitare a giocare e diverse volte lo avevano provato a fare.
Gli avevano detto all'incirca così quei bimbi lì:

"Camillo vieni con noi a giocare!!!! Un bel pomeriggio potrai passare!
Vedrai ci divertiremo e amici diventeremo!"

Camillo da dietro i suoi occhiali li guardava e di rispondere "Sì arrivo!" tanto desiderava.
Ma poi le sue paure facevano capolino e bloccavano quel bambino...
lui non aveva tempo da perdere con quelle stupidità...mica si poteva passare la vita a giocare in verità.
Poi magari come gli altri non lo avrebbe saputo fare e di lui si sarebbero potuti burlare...questo proprio non lo poteva sopportare!
Così di essere a loro superiore  fingeva e con distacco rispondeva:
"Non mi  interessa con voi giocare! Io ho di meglio da fare!
Devo studiare e un grande uomo diventare!
Non ho tempo da buttare lasciatemi stare!"

Quelli assai male ogni volta rimanevano e più che fare non sapevano.
Non volevano nemmeno più tentare perchè tanto male quel Camillo li faceva stare.
Come stupidini li trattava e tante arie si dava.
Quando loro a pallone giocavano e quello per caso di lì passava subito  si fermavano e che dicesse loro qualcosa tremavano.
Si sentivano da quel bambino giudicati e assai disprezzati.
Camillo le stesse sensazioni provava e che lo prendessero in giro pensava.
Così di non interessarsi a loro fingeva e oltre si dirigeva.

Nessuno il  reale comportamento degli altri intuiva poichè solo il proprio pensiero seguiva.
Per i bambini Camillo un vanitoso secchione era e lui dal canto suo che lo ritenessero diverso ed inferiore credeva.
La verità era che entrambe le parti amicizia avrebbero voluto fare ma non sapevano da che parte cominciare.
Così ognuno si arrendeva e per la sua strada persisteva.
Camillo nuovi libri comperava e sempre di più da solo se ne stava.
Anche a scuola a ricrezione mai lasciava per giocare la sua postazione.
Sempre studiava e mai una piccola emozione si regalava.
Se avesse ceduto lo avrebbero tutti veduto e avrebbe per giunta del tempo perduto!
Di nessuno si voleva fidare, degli altri bambini sapeva solo dubitare!

Gli altri davvero più non sapevano che fare e lo cominciarono ad ignorare.
Egli contento comunque non era e partecipare sotto sotto voleva.
Così se loro andavano a giocare egli faceva in modo di davanti a loro passare e da sietro i suoi occhiali guardare.
Quei bambini qualcosa in lui suscitavano così felici sembravano.
Eppure lui adeguato non si sentiva e stare a guardare preferiva.
Mai li giudicava anzi in fondo li ammirava...semplicemente non lo dimostrava.
A fingere indifferenza aveva imparato ed un maestro in ciò era diventato.
Il suo volto mai un'emozione rivelava e così sempre distaccato sembrava.
Voleva se stesso tutelare poichè gli altri, pensava, solo delusioni sanno dare.

CHE SAREBBE A CAMILLO CAPITATO?
AVREBBE IDEA CAMBIATO?
:) A DOMANI!
NON MANCARE!

domenica 14 aprile 2013

CREMINO E RE CARLO CROCCANTINO

PRONTI A SCOPRIRE COSA A CREMINO ACCADEVA E SE SUCCESSO QUEL PALADINO OTTENEVA?
TEMPO NON PERDIAMO E LA PUNTATA FINALE COMINCIAMO!

Cremino cavalcava e al villaggio dei sedanini arrivava...un posto assai triste era e crudeltà da ogni cosa prorompeva.
Tutti erano in quel luogo invidiosi e di fare del male bramosi.

Cremino la casa della strega si mise a cercare ma non sapeva davvero dove poterla trovare.
Poi su nel cielo guardò e nere cornacchie notò.
Così forte gracchiavano e tra loro si beccavano.
Tutte verso  una casa volavano e su quel tetto si posavano; era una dimora orribile piena di erbe e ortiche...
tutta di grigio pitturata...la tristezza sembrava si fosse lì situata.
La staccionata a pezzi cadeva e nell'orto nulla cresceva.
Persino disabitata pareva tanto priva di ogni cura era.
Nulla di bello in quel posto c'era ma quella casa ogni bruttezza batteva.
Un brividò Cremino attraversò e di andarsene per un istante pensò...ma poi di essere un paladino si ricordò e tanto coraggio in lui riaffiorò.

Decise un pò di aspettare per poter la situazione analizzare.
Non un essere umano si vedeva e un villaggio disabitato pareva.
Intanto nel reame di Re Carlo Croccantino ognuno con ansia attendeva il ritorno del paladino.
Se ce l'avrebbe fatta si chiedevano e di sperare non smettevano.
Re Carlo scontroso e burbero con tutti era e di gentilezze più non ne faceva...
Sbuffava, si lamentava e di ogni cosa si lagnava.
Con tutti se la prendeva e pietà per nessuno aveva. Del vecchio re più nulla si vedeva, un'altra persona pareva.
I villaggi vicini invece esultavano ed il successo della strega dei Sedanini celebravano.
Ora tutti dai sovrani erano maltrattati e non vi erano più privilegiati.

Cremino intanto la strega vedeva in casa rientrare e a muso dura la decise di affrontare.
Verso di lei si lanciò e a combatterla si preparò.
Quella lo riconosceva e la sua bacchetta estraeva:
"Rospo, carota e biscottino che tu non sia più un paladino!
Rospo, carota e biscottino trasformati in un Sedanino!"
Così il suo anatema quella lasciava ma l'astuto Cremino uno specchio davanti si parava.
La magia della strega riflessa in quello indietro tornò e contro di lei si riversò.
Ella divenne un sedanino e per giunta piccino piccino.
Sconfitta Cremino l'aveva ma ora recuperare il cuore doveva.
In casa si intrufolò e tra mille e mille oggetti cercò.
Di tutto vi era...pipistrelli, provette e ogni ingrediente per magia nera!
Poi su di uno scrittoio Cremino guardò ed un cofanetto individuò!
Ad aprirlo provò ma invano tentò...
occorreva la chiave trovare e dentro un cassettino il paladino la potè dopo varie ricerche acciuffare.
Il cofanetto aprì e indovinate che vi era lì?
Il cuore buono di Re Carlo Croccantino! Lo aveva trovato Cremino!
Si illuminò e forte vibrò...il paladino il cofanetto posò e le mani sul viso si portò poi gli occhi strabuzzò e di nuovo guardò!
Ora un cuore orribile e crudele nel cofanetto vi era e tanta puzza faceva.
L'incantesimo sciolto pareva ed il cuore buono forse tornato al suo posto era.
Cremino di corsa al suo reame tornò e di ritrovare il vecchio Re Carlo sperò...
Non si sbagliò...quel sovrano buono era tornato e da tutti con felicità era stato salutato.

Dell'accaduto gli avevano raccontato e tanto per averli trattati male quello si era rammaricato...che non si fossero arresi assai contento era e che avessero combattuto per lui si compiaceva.
Cremino tanto ringraziò e ancora di più lo stimò.
I villaggi vicini delusi dovettero restare poichè in quel villaggio la bontà mai venne a mancare.
Cremino altre mille avventure dovette come ogni paladino affrontare...ma un'altra volta ve le proverò a raccontare.

SE LA REALTà NON CI PIACE TANTE SONO LE COSE CHE SI POSSONO FARE SE DAVVERO LA SI VUOLE CAMBIARE!
BASTA LA SPUGNA NON GETTARE E MAI SMETTERE DI SPERARE!
:)

sabato 13 aprile 2013

CREMINO E RE CARLO CROCCANTINO

LA SECONDA PUNTATA STA PER ARRIVARE! VI DOVETE PREPARARE!
CREMINO QUALCHE COSA SCOPRIRà O NULLA FARE POTRà?

Re Carlo Croccantino forte forte nelle sue stanze sronfava e intanto il popolo su che fare meditava.
Che era a quel re capitato?
perchè il suo carattere era così mutato?
Cremino il paladino proprio per rispondere a queste domande fu chiamato e da tutti invocato.
Da una rischiosa missione era appena tornato quando Ser Tommasino a casa sua si era presentato.

Di un urgenza gli aveva parlato e di affrettarsi lo aveva pregato.
Quel paladino non si era fatto pregare e in men che non si dica era pronto ad andare.
Così al luogo della riunione quei due arrivarono e tutto il popolo già radunato trovarono.
Cremino forte ognuno chiamava e la sua attenzione di attirare cercava.
Ser Tommasino di far silenzio intimò e la situazione lui stesso a Cremino spiegò.
Quel paladino attento ascoltava e sempre più perplessità quel racconto gli destava.

Assai bene il re conosceva e comportarsi in quel modo proprio da lui non era.
Incuriosito e preoccupato era e che fosse successo anche lui scoprire voleva.
Cominciò a pensare ma per tante ore una soluzione nemmeno lui potè trovare... ci si doveva sbrigare poichè occorreva agire prima che Re Carlo Croccantino si cominciasse a svegliare.
All'improvviso un'idea nella mente di Cremino il paladino balenò e a tutti la spiegò:
"C'è una maga nella foresta dei ciliegi che fa mille e più sortilegi.
Da tanti anni ci conosciamo e spesso le missioni assieme affrontiamo.
é un'anziana nonnina ma con le doti di  una regina!
Son certo ci aiuterà e che fare saprà.
Ora da lei mi recherò e tutto il possibile per aiutare il nostro re compirò!
Voi fede avere dovete e vittorioso tornare mi vedrete!
Non vi deluderò e un successo riporterò!"
Tutti forte lo applaudirono dopo che quelle parole udirono.
L'un con l'altro si abbracciavano e in Cremino confidavano.

Il nostro paladino sul suo cavallo salì e di tutta fretta partì.
In men che non si dica a casa della maga Ginestrella arrivò e forte bussò.
Quella venne ad aprire ed i due di rivedersi poterono gioire.
Ginestrella lo fece accomodare e un buon infuso gli cominciò a preparare.
Cremino la situazione gli spiegò e quella la sua sfera magica a prendere andò.
Quella palla di cristallo interrogò e assai perplessa restò...
Il nostro paladino la guardava e con ansia una risposta aspettava.
Ginestrella a parlare iniziò e queste cose rivelò:
"Rana Rospo e Raganello qualcuno necessitava di distruggere un cuore bello.
La strega Dei Sedanini è stata chiamata da villaggi a voi vicini.
I loro sudditi di voi invidiosi han cuori bui e tenebrosi.
La strega di prendersi il cuore di Re Carlo Croccantino hanno incaricato e quella malvagia non ha esitato.
Altro che misfatti compiere ella non può desiderare e adora male fare.
Ella ha accettato e il vostro Re con l'inganno nella sua trappola ha attirato.
Mentre egli passeggiava lei fingendo di annegare "Aiuto!" gridava...
Così Re Carlo le si avvicinava e lei un sortilegio gli lanciava.
Un cuore malvagio gli ha al posto di quello buono inserito e glielo ha così sostituito.
Quello valoroso l'ha con sè via portato e così il Re con quel brutto caratteraccio è tornato.
Rum, biscotto e prezzemolino questo è un bel problemino.
Devi Cremino quella stregaccia trovare e il vecchio cuore recuperare.
Se ce la farai il sortilegio all'istante spezzerai e successo  otterrai.
Re Carlo Croccantino quello di prima tornerà e il villaggio ancora felice sarà!"

Così Ginestrella parlava e Cremino tanto la ringraziava.
Forte la abbracciò e la salutò.
La sua missione di corsa iniziò e a cercare la strega dei Sedanini andò...

SE CREMINO CE LA FARà LO SCOPRIRETE DOMANI QUA!
:)

venerdì 12 aprile 2013

CREMINO E RE CARLO CROCCANTINO

TORNA IL PALADINO CREMINO AL SERVIZIO DI RE CARLO CROCCANTINO!
COSA STAVOLTA DOVRà AFFRONTARE?
PER SCOPRIRLO CON ME FINO A DOMENICA DOVRAI RESTARE POICHè UNA NUOVA FAVOLA A PUNTATE STA PER COMINCIARE!

Nel reame di Re Carlo Croccantino vi voglio oggi portare poichè cosa lì successe vi voglio raccontare.
Lì quasi sempre la vita tranquilla scorreva e il sovrano vicino ai suoi sudditi era.
Re Carlo Croccantino era sempre stato valoroso ma soprattutto aveva sempre avuto un cuore assai generoso.

Di tutti gli agi si privava e con le sue ricchezze gli altri aiutava; che nessuno nel suo regno infelice fosse voleva e tanto impegno nell'aiutare i meno fortunati metteva.
Solitamente raramente dentro il palazzo se ne stava e persino nei campi aiuto agli agricoltori portava, i cavalli spazzolava e per i bimbi stupendi giochi organizzava.

I sudditi dei reami vicini che non avevano di certo sovrani altrettanto carini erano assai invidiosi e di quel paese gelosi.
Tra di loro si lamentavano poichè vedevano che i loro re altrettanto non li aiutavano.
Il Reame di Re Carlo Croccantino con astio guardavano ma in realtà di non potervi appartenere si rammaricavano.
I sudditi di Re Carlo da sempre lo adoravano e per nessun motivo mai lo criticavano...sempre dalla sua parte stavano.
Che tanto per loro faceva ognuno vedeva e assai felice ne era.
Avendo un sovrano che il buon esempio dava nessuno di starsene in ozio si sognava...così il reame cresceva in prosperità e mai veniva meno la serenità.
Credevano sarebbe per sempre stato così coloro che abitavano quel bel reame lì...

Ma si sbagliavano poichè già da un pò di giorni qualcosa di strano notavano.
Da quando Re Carlo Croccantino da una passeggiata al fiume era tornato a tutti diverso era sembrato.
Innanzitutto nessuno aveva salutato e al palazzo con passo svelto si era affrettato.
Quei sudditi assai male ci rimanevano e perchè facesse così non sapevano; solitamente con tanto affetto di ritorno da ogni passeggiata li salutava e mai così si dileguava.
L'un con l'altro ci si interrogava ma alcuna spiegazione non si trovava.
La sera di quello stesso dì Ser Tommasino fu bistrattato da quel sovrano lì.
Egli era da sempre un fedele servitore stato e mai così era stato trattato.
Re Carlo Croccantino la cena in faccia gli aveva gettato e che le patate fossero dure si era lamentato poi nelle sue stanze adirato si era ritirato.
Ser Tommasino via da palazzo piangendo se ne era andato e a casa di amici rifugiato.
In breve tutto il reame venne a conoscenza dell'accaduto e davvero a stento ciò poteva essere creduto.

Nei giorni seguenti solo per pochi minuti da palazzo quel sovrano usciva e chiunque redarguiva.
Con le braccia sui fianchi per il reame si aggirava e tanti sgridava.
Nessuno più aiutava e solo rimproveri rifilava.
Che erano dei fannulloni diceva e tanto crudele pareva...
Eppure tutto così strano sembrava e ognuno della situazione si rammaricava.

Che cos'era a quel re capitato? Nessuno una spiegazione aveva trovato...
Cremino andava chiamato e il tutto a lui spiegato.
Ser Tommasino in persona lo andò a cercare e con quello poco dopo lo si vide tornare.
Il Re nelle sue stanze sronfava e di essere scoperti non si rischiava.
Far tutto con la  massima segretezza occorreva poichè nessuno come Re Carlo Croccantino avesse reagito se li avesse veduti sapeva.
Lo stesso sovrano di prima non era...e che fare proprio nessuno sapeva.
Così una riunione appunto segreta fu convocata e l'intera popolazione radunata.
Con l'aiuto di Cremino speravano avrebbero riavuto il loro adorato Re Carlo Croccantino!

COSA IN QUELLA RIUNIONE SI DICEVANO?
CHE COSA DECIDEVANO?
CHE COSA AL RE SUCCESSO ERA?
DAVVERO OGNUNO SE LO CHIEDEVA!
SE ANCHE TU UNA RISPOSTA VORRAI QUI TORNARE DOVRAI!
:)

giovedì 11 aprile 2013

LA CIURMA DI BARBAGRU

UN PIANO AVEVANO I NOSTRI STABILITO MA LO AVREBBERO SEGUITO?
TRA POCO LO SCOPRIRETE SE QUI SOTTO LEGGERETE!!!!!!!

Barbagru la nave dirigeva e sorretto dalla sua ciurma era!
Tanto lo incoraggiavano ed in ogni modo lo consolavano.
I mostri marini dopo un pò davanti si ritrovarono ma con abili manovre la scamparono.
Pietruzzo in acqua finì e sarebbe divenuto preda di quelle creature lì ma grazie all'aiuto dei suoi compagni e del capitano a tornare a bordo riuscì!

Così nonostante il generale spavento non avevano dovuto provare di perdere un compagno il tormento!
La ciurma salva era e di certo non si arrendeva.
Ben cinque tempeste il vascello dovette attraversare e con fatica superare.

Alla fine dopo sette giorni per mare l'isola di Demonio all'orizzonte si poteva notare.
La parte dell'impresa più faticosa si stava avvicinando e ognuno sul vascello ci stava pensando.
Le gambe certo un pò tremavano ma l'uno con l'altro si rincuoravano.
Soprattutto che Barbagru la loro inquietudine non notasse pareva ogni pirata se ne preoccupasse.
Forti si mostravano e pacche sulle spalle si davano...
"Capitano siam preparati, e dai tanti pericoli non spaventati!"
Barbagru tanto il loro sforzo apprezzava e la loro amicizia assai lo confortava.

La nave decisero in un'isola vicina di ormeggiare e fino alle coste di Demonio nuotare...
Vulcano forse non li avrebbe notati se con cautela si fossero avvicinati.
Infatti proprio così andò...ognuno con una canna un respiratore si fabbricò e in acqua si tuffò...
Senza mai le teste far affiorare alle coste potevano arrivare e in silenzio tra i cespugli sgaiattolare.
Grazie ad un pò di fortuna e alla loro abilità ingannarono quel sovrano là...
Infatti Vulcano una festa coi suoi pappagalli dato aveva e stracolmo di vino era....
In cima al suo trono se la sronfava ed il suo enorme occhio in mezzo alla fronte chiuso stava...
Tutti gli alberi la sua figura sovrastava e da ogni punto lo si notava...
era un'orribile creatura e davvero non si poteva non averne paura.
Se si fosse svegliato un disastro per loro sarebbe stato...
Li avrebbe inceneriti e come spiedini ingeriti!

Il capitano pensò che tanto non valeva rischiare ed indietro fece per tornare...non era giusto che la sua ciurma per lui un tale pericolo dovesse affrontare.
Ma quelli in silenzio gesti di rifiuto facevano e proseguire volevano.
Un pappagallo andava via portato ed il cuore di Barbagru nuovamente riscaldato.
Di continuo occhiate a Vulcano lanciavano e che non si destasse prergavano...allo stesso modo il capitano a procedere incitavano....
Ed ecco al centro dell'isola giungevano e migliaia di pappagalli vedevano...erano meravigliosi e con piume dai colori strepitosi...
Rimasero per un attimo incantati ma poi da uno sronf più grande degli altri destati!
Temettero Vulcano si fosse svegliato ma si accorsero che era ancora appisolato...
In fretta però dovevano fare e tempo non sprecare.
Mentre a come prendere un pappagallino pensavano che uno di quelli sulla spalla di Barbagru si era posato natarono...
Era di tutti il più piccino ma non per questo meno carino...
Blu elettrico e verde smeraldo era e le ali sbatteva!
Dalla spalla del capitano non si muoveva e voler star lì pareva!
Quell'uomo burbero s'intenerì e accarezzò la testolina di quel piccino lì!
Quell'uccellino con loro voleva stare e più oltre non occorreva andare; lo avevano trovato e via lo avrebbero portato.

Via di corse scapparono e con quel nuovo amico sul vascello tornarono...
Come per mare  di nuovo furono enormi grida udirono!
Vulcano si era svegliato, i suoi pappagalli contato ed uno in meno notato.
Su tutte le furie andava e palle di fuoco contro la nave gettava...
Ma i nostri ormai lontanni erano e vento favorevole avevano...
Un sospiro di sollievo tirarono e Barbagru guardarono...
Così contento sembrava che ognuno il rischio corso dimenticava...Mandarino quel pappagallo chiamava e a parlare gli insegnava.
Così il capitano di un tempo tornò e quel suo nuovo piccolo amico tanto lo aiutò.
Quella ciurma divenne famosa per aver compiuto un'impresa così portentosa.
Erano gli unici ad essersi da Vulcano salvati ed eran per tutti i mari lodati; altre tante gloriose missioni quella ciurma affrontò e sempre trionfi riportò e dal suo comandante tanto imparò!

Da questa avventura però fu Barbagru ad imparare una lezione che mai potè dimenticare:

GLI AMICI VERI MAI TI VORRANNO ABBANDONARE E IN OGNI MOMENTO TI SAPRANNO AIUTARE...SE ANCHE TRISTE SARAI CON LORO TI RISOLLEVERAI E FELICE TORNARE POTRAI. QUELLA CIURMA NONOSTANTE LE DIFFICOLTà DA INCONTRARE NON VOLLE AD OGNI COSTO IL SUO CAPITANO SOLO LASCIARE!
TUTTI ASSIEME LA FELICITà INSEGUIRONO E A PRENDERLA RIUSCIRONO!
:)

mercoledì 10 aprile 2013

LA CIURMA DI BARBAGRU

AVEVAM LASCIATO TIGREDIMARE INTENZIONATO ALLA SUA IDEA AL CAPITANO COMUNICARE!
VEDIAMO COME LE COSE DOVEVANO ANDARE!

Tigredimare verso il capitano Barbagru si dirigeva e il suo piano proponeva...
quello nè sì nè no rispondeva ma almeno di piangere smetteva.
Tutta la ciurma lo guardava ed una risposta si aspettava.
Vedendo che quello nulla diceva di enunciare il piano nessuno smetteva:
"Capitano un altro Birillo troveremo se all'isola di Demonio andremo!"
"Barbagru di vederla così non ne  possiamo più...lei deve reagire non si può così avvilire!"

Quell'uomo le loro attenzioni apprezzava anche se così avvilito sembrava.
Col capo fece cenno di sì e che era arrivato il momento di intraprendere il viaggio capirono quelli lì!
L'impresa era davvero rischiosa, per svariati motivi assai pericolosa.

In primo luogo per arrivarvi due mostri marini occorreva superare e come se non dovesse bastare numerose tempeste e d enormi onde affrontare.
Una volta poi sull'isola arrivati i pericoli non sarebbero comunque cessati.
Il Re Vulcano lì regnava e palle di fuoco contro gli sconosciuti lanciava.
A volte le navi in avvicinamento direttamente colpiva e quasi nessuno ad arrivar vivo al centro dell'isola riusciva.
Era infatti proprio in quel luogo che i famosi pappagalli vivevano e lì arrivare i nostri dovevano.
Birillo proprio da lì era arrivato poichè un bel giorno l'ira di Vulcano aveva scatenato; quel severo padrone i pappagalli con possessività controllava e puniva chi di loro si allontanava.

Birillo aveva scoperto mentre ad andarsene in cerca di cocco provava, e tanto lo sgridava.
Dopodichè sotto controllo ogni dì lo teneva e quello stanco era... così di scappare per sempre decideva.
Del sonnifero a Vulcano con l'inganno somministrò e via se ne volò...
Dopo varie avventure che non sto qui a raccontare si ritrovò nell'orto in cui era Barbagru ad atterrare.
Da quel giorno lì inseparabili erano diventati e mai più si eran separati.

Tante volte Birillo del posto in cui viveva aveva raccontato e Vulcano come un mostro presentato.
Quel sovrano dei suoi pappagallini era assai geloso e verso chi all'isola si avvicinava assai scontroso!
Della crudeltà di Vulcano non solo dalla voce di Birillo avevano ascoltato!
Anche tanti altri marinai lo avevano raccontato.
In pochi all'isola del Demonio si avvicinavano poichè tanto rischiavano...
Numerose nevi dirette lì eran diventate mucchietti di cenere colpite da quel sovrano così!

Il capitano Barbagru conscio del pericolo era e per la sua ciurma temeva.
Che quelli volessero far tanto per lui si dispiaceva e la loro vita in pericolo metter non voleva.
Così si alzò e di dissuadere quelli dall'impresa cercò.
Ma quella ciurma assai convinta era e far qualcosa per quel capitano voleva.
Così decisero di non rinunciare e verso l'isola di Demonio incitavano Barbagru a navigare.
Tutti insieme erano convinti di riuscire anche se un pò aleggiava la paura di fallire.
Assai convinti però si mostravano e tanto coraggio sfoderavano.

Barbagru si decise in un certo senso ad obbedire e a il piano di quelli seguire!
Così verso i mostri marini il timone indirizzò e la sua ciurma con orgoglio guardò.
Tutti erano preparati e di audacia armati.

RIUSCIRONO UN ALTRO PAPPAGALLO A TROVARE E L'ANIMO DEL LORO CAPITANO CONSOLARE?
O VULCANO LI COLPì E ARRESTò QUELL'IMPRESA Lì?
DOMANI PUNTATA FINALE, CERCATE DI NON MANCARE!
:)

martedì 9 aprile 2013

LA CIURMA DI BARBAGRU

QUELLA CIURMA CON UN PROBLEMA IERI AVEVAM LASCIATO VEDIAMO POI COSA A QUELLI ERA CAPITATO!

Barbagru era disperato e da nessuno voleva essere aiutato.
Mefisto fu punito e dal suo padrone redarguito; quel povero pirata tanto con il capitano si scusò per come il suo felino si comportò.
Barbagru lo perdonò e che lui non ne avesse colpa pensò ma a vivere comunque non ricominciò.

La colazione gli portavano e a mangiare lo invitavano...
ma a nulla valeva la loro insistenza...era troppo grande la sua resistenza.
A Barbagru Birillo enormemente mancava e alla loro bella amicizia ripensava...
Tutto senza quel pappagallo inutile sembrava  e di abbandonare il mare per sempre meditava.

Nemmeno più riusciva  a riposare tanto le lacrime dai suoi occhi continuavano a sgorgare.
Davvero nessuno della ciurma sapeva che fare.
Faucidisqualo pensava e ripensava e alla fine un'idea per aiutare il suo capitano trovava.
Un pesciolino dal mare pescò e in una boccia di vetro piena d'acqua lo collocò...poi a Barbagru con un sorriso lo consegnò e così parlò:
"Mio capitano questo pesciolino vostro amico può diventare e come Birillo in vostra compagnia stare"
Barbagru nulla diceva e quella boccia tra le mani prendeva.
Quel pescetto a guardare continuava e i giorni in sua compagnia passava ma la situazione non migliorava.
Quella creaturina per niente a Birillo assomigliava e quando gli parlava quello nemmeno lo ascoltava...
Tra le alghette si nascondeva e a Barbagru nulla rispondeva.

Così quel capitano la boccia in un angolo collocò e a piangere per la scomparsa di Birillo continuò.
Faucidisqualo davvero tanto si dispiaceva poichè al suo capitano tanto bene voleva.
Barbagru era un uomo valoroso e con un animo coraggioso; solitamente i suoi uomini spronava e sempre davanti a tutti si schierava...
Le tempeste domava e mai sconfortare si lasciava...
Per questo vederlo così abbattuto davvero strano era e ognuno aiutarlo voleva...
Così tutta la ciurma si riunì mentre continuava a piangere quello lì.

Tigredimare ad un piano pensò e agli altri la comunicò...un'altro pappagallo occorreva trovare e fino all'Isola di Demonio navigare.
Da lì infatti Birillo era arrivato e altri esemplari come lui avrebbero trovato.
Quell'isola però era estremamente pericolosa e quella si prospettava come un'impresa strepitosa...

AVREBBE BARBAGRU ALL'IMPRESA ACCETTATO DI PARTECIPARE O SAREBBE RIMASTO DECISO A CONTINUARE A SPIAGNUCOLARE E IL SUO RUOLO DI CAPITANO AD ABBANDONARE?
:)

lunedì 8 aprile 2013

LA CIURMA DI BARBAGRU

PER QUESTA FAVOLA A PUNTATE ASCOLTARE PER MARI DOBBIAM SALPARE E DI CORAGGIO NON MANCARE!

La ciurma di pirati di cui vi sto per raccontare non è combriccola sulla quale scherzare.
Uomini valorosi erano e timori non avevano.
Il capo di quelli laggiù era il pirata Barbagru...un cappellaccio in testa teneva e lunghi e sudici capelli aveva.
Un porro sul suo naso cresceva e sopracciglia scompigliate aveva.
Di certo ad incontrarlo non poco timore incuteva anche se in fondo malvagio non era...

Sì perchè la nostra cricca di pirati erano del mare innamorati ma non a far del male come altri colleghi votati.
Erano diciamo pirati gentili sommariamente come in giro non tanti ce ne sono veramente.
A loro piaceva navigare, non del male fare.
Qualche furto commettevano e navi altrui depredavano ma mai per ferire un rivale la spada impugnavano.

I colleghi di Barbagru non erano certo di lui belli di più...
C'era l'anziano Sdentato che di certo con un dentista non era imparentato!
L'irritabile Prezzemolino che era un brusco tipino.
Muso di topo di quelli parte faceva e anche lui bruttino era...una lunga barba aveva che tanti piccoli pidocchi conteneva.
Erano all'incirca una ventina e tutti con quell'aspetto che non emanava bontà come vi ho già detto!

I mari da una vita solcavano ed enorme gioia provavano.
Sulla terraferma per poco si fermavano poichè le onde troppo amavano.
Ogni tanto nuove missioni intraprendevano e in cerca di tesori si mettevano.
La stiva del loro vascello piena di gioielli preziosi era ma quella ciurma sempre di più ne voleva.
Come tutti i pirati erano dal desiderio di oro animati!

Un giorno infausto però qualcosa di davvero triste capitò.
Dovete infatti sapere che un vero pirata un animale deve possedere...il nostro Barbagru da meno non era ed infatti un fantastico pappagallo aveva.
Era verde brillante e con un becco scintillante.
Birillo si chiamava e mai la spalla di Barbagru lasciava.
Era per quel capitano un grande conforto, lo aveva trovato un giorno in un orto...
Mai si separavano e sempre assieme stavano...
Con Barbagru Birillo il timone dirigeva e le onde combatteva...
Ogni tempesta affrontavano e gli altri incitavano.
Per Barbagru quel pappagallo era una straordinaria compagnia che percorreva con lui ogni via.

Senza quell'animaletto era sicuro sarebbe stato perduto e separarsene non avrebbe mai voluto.
Il destino però un brutto tiro gli giocò...sentite che capitò.
Mefisto il gatto del pirata Sfregiato da un pò di tempo quel pappagallo puntava e come un prelibato spuntino se lo immaginava.
Così un giorno dietro dei sacchi si nascondeva e che Barbagru si distraesse attendeva.
La rincorsa prendeva e contro Birillo si dirigeva.
Il pappagallo atterrò e tutto se lo pappò...
Il capitano Barbagru tentò di intervenire ma nell'impresa si vide fallire.

Di Birillo nulla restava e Mefisto i baffi si leccava.
Barbagru si disperò, a terra si gettò e per giorni di bere e mangiare si rifiutò...
Più nulla pareva voler fare se non a piangere continuare...
La sua ciurma era molto preoccupata e per l'accaduto desolata...

MA CHE POTEVANO FARE? COME QUELLO AIUTARE?
LE PROSSIME PUNTATE VE LO POTRANNO SVELARE!
:)

domenica 7 aprile 2013

NEL PAESE DEGLI OROLOGI

ECCO LA PUNTATA FINALE NONOSTANTE SI SIA FATTA ASPETTARE!
COMINCIAMO E ALTRO TEMPO NON PERDIAMO!

Edoardo III Frollino presso Mastro Croccantino si informò e quello che aveva fatto Ginevra gli svelò.
Il Re immediatamente capì e realizzò che si era voluta vendicare quella lì!
Avrebbe lui stesso il Grande Orologio recuperato e il suo reame salvato.

Tempo non si poteva sprecare la situazione a come era prima della sua partenza occorreva riportare.
Nessuno più nulla faceva e a zonzo le giornate trascorreva.
Ginevra che dalla sfera di cristallo tutto vedeva enormemente se ne compiaceva.
Quel Re che soffriva era un gran godimento...era per lei un assai bel momento.
Edoardo III Frollino su tutte le furie era e cercare quella voleva.
Le avrebbe impartito una lezione e mutata la situazione.
Ma dove andarla a cercare? Incominciò a pensare...

Che viveva nel fondo di una radura si ricordava e a cercarla con Mastro Croccantino si incamminava.
Intanto gli abitanti del reame che stessero andando incontro ad un devastante non far nulla conto si rendevano ma che fare non sapevano.
Provavano alle loro attività tornare ma l'ozio non glielo lasciava fare.
Avvinghiati li teneva e sui divani li costringeva.
Nemmeno più mangiavano poichè di stancarsi non rischiavano.
Nulla di nulla facevano e le loro attività la fine vedevano.
Non si rideva nemmeno più in quel bel  posto laggiù.
Ognuno con se stesso stava e con gli altri più del tempo non passava.
La situazione era disperata e Ginevra andava trovata.

Così nella radura camminavano, alcuni gnomi consultavano e dopo un giorno di cammino alla cascina di Ginevra arrivavano.
Forte alla porta bussavano ma quella non trovavano.
Si era assentata o chissàdove occultata.
I due in giro si guardavano ma nessun movimento notavano.
Un rumore però sentivano ma che fosse non capivano...era Ginevra che russava e nell'orto sonnecchiava.
Vicino ad un cavolfiore dormiva e nulla udiva.
Di certo quella strega non aveva pensato che Re Edoardo III Frollino di tutto avrebbe affrontato per veder l'Orologio salvato.
Così un piccolo riposino si era regalata di certo senza pensar che sarebbe stata proprio di quell'Orologio privata.
Era il momento opportuno per agire senza farsi scoprire.
Da una finestra entrarono e nella cascina frugarono.
Quello che cercavano trovarono e via con sè lo portarono.

Come nella piazza l'Orologio fu riposizionato il sortilegio fu annullato.
Ogni orologio riprese a funzionare e ognuno alla propria attività potè tornare.
Tutto come prima si svolgeva e il paese di nuovo vivo era.
Ginevra quando di tutto si accorgeva tanto piangeva ma ormai troppo tardi era!
Mai più in quel villaggio tornò e alla sua vendetta rinunciò.
Tanto del suo fallimento si vergognava che dalla sua cascina mai più si allontanava e male in giro non portava.
Nel paese degli orologi nessuno più al tempo rinunciò e in tante belle attività lo impiegò.

A VOLTE è IMPORTANTE DEGLI ORARI RISPETTARE E FARE IL TEMPO AL MEGLIO FRUTTARE.
CI SI PUò DI CERTO RIPOSARE MA NON NELL'OZIO SGUAZZARE PERCHè POI CI SI FINIRà DI CERTO PER ANNOIARE!
:)