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SE VUOI TORNARE BAMBINO QUI SEI NEL POSTO GIUSTO...ENTRA NELLA PAGINA FAVOLIAMO E SCOPRI PERCHè NASCE QUESTO BLOG! IO SONO ARIANNA E QUELLO CHE AMO FARE è SCRIVERE FAVOLE...PER BAMBINI E PER ADULTI...PERCHè AD OGNI ETà SI PUò SOGNARE! NELL'ARCHIVIO TROVERAI TUTTE LE MIE FAVOLE...ALCUNE SONO A PUNTATE ALTRE NO...TUTTE CONTENGONO UN Pò DI ME....E ANCHE UN Pò DI TE... FAVOLIAMO
"TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI, MA POCHI DI ESSI SE NE RICORDANO"(IL PICCOLO PRINCIPE)

giovedì 18 luglio 2013

IL CONTE GERARDO

ECCO LA PUNTATA FINALE ARRIVARE!
VI DOVETE PREPARARE!
GERARDO CHE FARà?
LUDOVICO AIUTERà?

Così dal conte i nostri arrivavano ed il suo aiuto imploravano!
Intervenire doveva...Ludovico in enorme pericolo era...
Quei due di una cosa certi erano...che al conte non importasse nulla credevano.
Per quello sempre la vanità al primo posto era e ad aiutar qualcuno tempo non perdeva .
Di certo li avrebbe via cacciati e a catturar un  terzo animali reinviati!

Quelli comunque tutto gli raccontarono e non poco perplessi restarono.
Il conte infatti in piedi si alzò e di scatto gridò.... a salvare Ludovico correr si doveva.
Aveva realizzato che per colpa sua nei guai si era cacciato...in un attimo alla fedeltà di quel sudito aveva ripensato e ne era rimasto ammirato.

Abbandonarlo di certo non poteva dopo che quello per causa sua in quel pasticcio era!
Così il cavallo si faceva sellare e decideva personalmente di andarlo a cercare.
Gli altri due a seguirlo provavano ma indietro restavano.
Lo volevano aiutare e magari in tempo per il concorso da Re Teodoro tornare.
Ma magicamente il conte a sè stesso per una volta non pensava e solo salvar Ludovico desiderava.
Che non fosse troppo tardi sperava e forte cavalcava.
Tra i rami avanzava e il verso dei gufi lo attirava...mischiato a quel suono delle grida udiva e che si trattasse di Ludovico intuiva!
Salvarlo occorreva!
Perdere altro tempo non poteva.

Nessuno dei gufi se lo aspettava ed ognuno di quelli placido russava.
Gerardo come una furia in cima agli alberi saliva e che Ludovico fosse lì sentiva.
Lo trovò e con la spada lo liberò.
I gufi per il rumore si destarono e addosso ai nostri si gettarono.
Ludovico ferito era e correr non poteva.
Così Gerardo in spalla se lo caricava e a bordo del cavallo scappava.
I gufi volersi arrendere non parevano ed i nostri in una caverna per qualche ora si nascondevano.
Ludovico di ringraziare non smetteva e al collo il conte forte stringeva.

Dopo qualche ora i gufi andati se ne erano ed i nostri in cammino si rimettevano.
Arrivati alla contea gli altri gli attendevano e felici di rivederli erano.
Ma per il conte una brutta notizia avevano...tre animali non possedevano e che il concorso fosse già terminato udito avevano.
Che quello nella disperazione cadesse certi erano...del resto bene lo conoscevano...o almeno così credevano.
Ciò che sapevano gli comunicavano e perplessi restavano.
A quello nulla pareva importare e diceva di voler solo Ludovico festeggiare.
Vivo era e nessuna cosa più importante credeva.
Inoltre con tutti e tre gli eroi si scusava e davvero dispiaciuto sembrava.
Di averli messi in pericolo compreso aveva...quanto loro tenessero a lui vedeva e felice di ciò era.
Il pensiero di perdere qualcuno dei suoi cambiato lo aveva...ora diverso era.
Era bastato il pensiero di non poter più Ludovico rivedere che aveva fatto sì che la vanità alla generosità potesse il posto cedere.

La sua stessa vita il conte in rischio messo aveva perchè Ludovico riabbracciar voleva.
E fatta ce l'aveva!
Ma una sorpresa lo attendeva.
Un messo del re in contea giungeva e che si recasse da quello immediatamente gli diceva.
Il conte ad un rimprovero per non essersi recato al torneo pensò ma si sbagliò!

Infatti il re vederlo voleva perchè di ciò che aveva fatto udito aveva.
Di dovergli assegnare il primo premio diceva...poichè nessun animale esotico quanto il coraggio e la generosità di un sovrano valeva.
Gerardo un suo suddito dinanzi alla sua vanità messo aveva...nulla di meglio esserci poteva!
Così quella gara lui vinceva...anche se i tre animali portati non aveva...quel che aveva fatto assai di più valeva.
La stima del re e di tutti conquistò e da quel dì mai qualcuno nei guai per suoi scopi cacciò!

I suoi assai di più lo stimavano ed ora che non fosse vanitoso come un pavone pensavano ma il suo coraggio a quello di un leone avvicinavano.
I due animali furono liberati e alla foresta riaccompagnati.
Anche con loro Gerardo si scusò e tanto dispiaciuto si mostrò.

ASSAI CAMBIATO ERA DA QUANDO I SUOI ERRORI COMPRESI AVEVA.
A VOLTE UN INCONVENIENT PUò SERVIRE ED INSEGNARE ALLE PERSONE A REAGIRE!
:) 

mercoledì 17 luglio 2013

IL CONTE GERARDO

ORA SOLO LUDOVICO MANCAVA, IL SUO ANIMALE CATTURAVA?
PARTIAMO E TEMPO NON PERDIAMO!

Così il turno di Ludovico arrivato era ma entrare nella selva degli animali esotici non voleva.
Di paura tremava e forte forte respirava.
Gli altri due coraggio gli facevano e che lo avrebbero aspettato lì gli dicevano.
Di certo farcela poteva e tornar da loro con una creatura particolare doveva.

Poi dal conte sarebbero tornati e avrebbero i loro trofei mostrati.
Le possibilità di vittoria alte erano...animali così belli non frequentemente si vedevano.
Già l'entusiasmo del conte si immaginavano e per questo un pò si rasserenavano.
Ludovico gli altri salutava e nella selva entrava.
Ora la luce calando stava e più buia sembrava.
Il nostro eroe un solo occhio aveva poiché l'altro in battaglia perduto lo aveva.
Per questo lentamente era costretto ad avanzare e ad ogni cosa con le mani toccare.

Intanto la notte scendeva e davvero ormai più nulla vedeva.
Se un animale notturno fosse riuscito a catturare si sarebbe di certo sentito non poco lodare!
Così pensava e conforto a sé stesso dava.
All'improvviso dei versi udiva e che si trattasse di gufi reali presagiva.
E infatti così era poiché alzando lo sguardo gli arancioni occhi di quelli vedeva.
Enormi erano e non poca paura incutevano.
Ludovico in testa si metteva che acciuffarne uno voleva.
Una corda aveva e prenderlo con quella credeva.
Un ottimo lanciatore di lazzo era ma ormai bene come un tempo più non vedeva.

Così mentre la mira prendeva una di quelle creature di quel che lui voleva fare si accorgeva.
A strillare iniziava e in picchiata contro di lui volava.
Gli altri gufi dietro di lui andavano e tutti contro Ludovico si tuffavano.
Quello come poteva si riparava ma alla furia di quelli non scampava.
Lo catturarono e via con loro in cima ad un grande albero di baobab lo portarono.
Ludovico strillava ma nessuno ascolto gli prestava.
I gufi prigioniero fatto lo avevano ed ora con loro lo tenevano.
Le ore passavano e quelli andar via non lo lasciavano...li supplicava ma nessuno di loro idea cambiava.

Intanto mattina si faceva ed il sole sorgeva.
Gli altri due eroi non vedendo ancora Ludovico tornare si iniziarono davvero a preoccupare...
qualcosa essergli successo doveva!
Che fare si poteva?
Troppe ore passate erano e nessuno uscir dalla selva veduto avevano.
A chiamarlo provarono ma nulla ne ricavarono.
Di certo udirli non poteva...la selva troppo fitta era.

Intanto i gufi uno spiedo preparavano e di arrostirvi sopra Ludovico meditavano...
"Così a venirci a catturare imparerete! Fuori di qui voi umani starvene dovete!"
queste parole pronunciavano e al nostro eroe le gambe tremavano.
Gli altri due fuori dalla selva di correre subito da Gerardo decidevano poiché raccontargli l'accaduto volevano!
Bertrando di suonare non smetteva ma a camminare dietro Giustino si metteva.
Quando alla contea arrivarono tutti di stucco restarono!
Mai simili animali visti avevano...davvero stupendi parevano.
Bertrando il serpente arcobaleno in una gabbia suonando conduceva ed il flauto finalmente riponeva...ora anche lui parlar poteva!
Dal Conte tutti trafelati quei due si recavano mentre tutti i sudditi gli animali catturati ammirati guardavano.
Il conte in poltrona sronfava e di nulla si preoccupava.
Quelli in tutta fretta lo svegliavano e di ascoltarli lo pregavano!

COSA GERARDO FACEVA?
DI AIUTAR LUDOVICO DECIDEVA O IL CONCORSO DAVANTI A TUTTO METTEVA?
DOMANI PUNTATA FINALE, NON MANCARE!
:)


martedì 16 luglio 2013

IL CONTE GERARDO

ECCOCI DI NUOVO QUI MI SCUSO PER GLI SCORSI Dì!
DAL CONTE GERARDO TORNIAMO E COME PROSEGUì QUELL'AVVENTURA SCOPRIAMO!

Ora di Bertrando il turno arrivato era ed entrar nella foresta degli animali esotici doveva!
Di paura tanta ne aveva ma purtroppo catturare un secondo animale si doveva!

Bertrando nessuna arma con sé aveva e solo sul suo flauto affidamento faceva...infatti un musico era.
Col suo strumento tutti incantava e nella contea ognuno lo adorava...ad ogni festa od occasione solenne lo si chiamava e tutti allietava.
Nemmeno lui più molto giovane era e ciò il tutto più rischioso rendeva.
Nella foresta decise di entrare e sé stesso continuava ad incoraggiare ma la paura non pareva voler passare.

La radura fitta di fogliame verde era e ad avanzare fatica si faceva.
Le gambe di Bertrando dovunque si impigliavano e i rami le caviglie tagliavano.
Largo con le braccia il nostro eroe si faceva ma comunque nulla veder poteva.
Finalmente ad uno spiazzo arrivava e proprio lì si fermava.
A sedere si metteva e il suo flauto prendeva.
A suonare cominciava e di ammaliare qualche animale sperava.
Se non avesse funzionato davvero nei guai si sarebbe trovato.
Un grosso respirone faceva poiché incamerar molta aria doveva.
Infatti una volta a suonare iniziato non si sarebbe più fermato...altrimenti sarebbe stato fregato e l'animale sarebbe scappato.
La sua musica infatti dotata di una sorta di magia faceva e chi l'ascoltava incantato rimaneva ed il controllo dei propri sensi perdeva.
Ma se la musica si fermava quello del sortilegio si liberava e pienamente cosciente tornava.ù

Così iniziava e la musica fuori dal flauto volava.
Quella melodia davvero squisita era...proprio una magia pareva.
E i risultati non tardarono ad arrivare perché un sacco di animaletti cominciarono a sbucare.
Nessuno di quelli però spettacolare era...aspettare ancora si doveva poiché un animale speciale occorreva!

Così Bertrando continuava e più forte suonava...all'improvviso un fruscio udiva e dai cespugli una creatura sorprendente usciva!
Bertrando dallo stupore stava per il flauto lasciar cascare ma poi si riuscì a controllare.
Di un serpente arcobaleno si trattava e lungo almeno almeno 5 metri sembrava.
Tutti i colori sulle squame aveva mai nulla di simile visto si era!
Da una leggenda Bertrando ne aveva sentito parlare ma di certo fede non ci aveva voluto prestare!
Ma quella creatura evidentemente davvero esisteva e proprio verso di lui si dirigeva.
Due enormi occhi verdi aveva e lentamente procedeva.
Onde sul terreno col suo corpo disegnava e con una lingua rosso fuoco sibilava.
Incantato pareva...quella musica anche a lui piaceva.
Le gambe di Bertrando tremavano e non si fermavano.
Le dita il flauto erano sul punto di lasciare tanta emozione parevano provare.
La tentazione di fuggire forte era ma la fedeltà al conte vinceva.

Così Bertrando lentamente si alzava e a suonare continuava.
Gli occhi della creatura di spirali si riempirono e in un incanto finirono.
Bertrando che era il momento di uscir dalla foresta comprendeva e che il serpente lo seguisse voleva.
E così andò...il musico si incamminò e la serpe dietro gli si piazzò.
Lo seguiva e di quella melodia gioiva.
Bertrando suonava e al limitare della radura arrivava...dietro di sé guardava ed il serpente ancora lì si trovava!
Lo aveva seguito, nel piano per ora non aveva fallito.

L'uscita guadagnava ed i suoi compagni dinanzi si ritrovava.
Quelli di stucco rimanevano alla vista di quella creatura che reale non credevano.
Domande avrebbero voluto fare ma Bertrando non poteva smetter di suonare.
Così di distrarlo evitarono e nemmeno una parola pronunciarono.
Il serpente sempre più ammaliato era e far le fusa pareva.
Quella creatura che come crudele era conosciuta ora una tenera pecorella sembrava esser divenuta.

Così anche Bertrando riuscito ci era ma ora attendere anche il terzo animale si doveva.
Quella missione interminabile pareva ed ognuno dei tre stanco era.
Perché mai simili imprese dovessero affrontare si domandavano ed enorme malinconia provavano.
Comunque opporsi non potevano...vie di fuga non ne avevano.

E DOMAANI CHE SUCCEDERà?
IL TERZO ANIMALE SI CATTURERà?
:)

sabato 13 luglio 2013

CI RIVEDIAMO TRA POCHI GIORNI

A causa di un po' di impegni resterò qualche giorno senza computer! Mi scuso con tutti voi! Il Conte Gerardo tornerà Martedì ! Di lui non vi dimenticate, si potrebbe arrabbiare! :)

venerdì 12 luglio 2013

IL CONTE GERARDO

COSì IL NOSTRO CONTE IN TESTA AVEVA CHE VINCER LA GARA DEGLI ANIMALI ESOTICI VOLEVA!
NON CI AVREBBE PER NULLA AL MONDO RINUNCIATO...E DI CERTO A METTERE A RISCHIO LA VITA DEI  SUOI SUDDITI NON CI AVEVA DUE VOLTE PENSATO!

I tre poveri sudditi a partir si preparavano e di faretre si armavano.
Giustino, Bertrando e Ludovico si chiamavano e da sempre quella contea abitavano.
Tre uomini assai valorosi erano stati anche se ora erano dall'età un po' affaticati.
Ma il conte di loro si fidava e per questo quell'impresa loro assegnava.
Lui intanto sulla sua poltrona si spaparanzava e un thè ai mirtilli sorseggiava.
Assai caldo faceva e ciò l'impresa ancor più ardua rendeva.
Nella foresta infatti la temperatura assai alta era e ciò i movimenti degli uomini rallentar faceva.

I tre decisero che uno alla volta nella foresta sarebbero entrati e gli altri due fuori si sarebbero fermati.
Così se del tempo fosse passato e quello dentro non fosse tornato l'allarme sarebbe stato dato!

Il primo ad introdursi fu Giustino, un ometto piccino piccino.
Assai scaltro da sempre era  e di professione Mastro fabbro era.
Nel tempo libero con la faretra si allenava e tra i più abili della contea nonostante l'età si dimostrava.
Quale animale catturare non sapeva qualcosa di davvero speciale occorreva.
Così nella radura entrò e per l'ansia un sospirone emanò.
Poi a guardarsi intorno iniziò e dopo  non molto un ruggito alle sue orecchie arrivò...
Di una belva feroce si doveva trattare...con quella avrebbe di certo il conte potuto soddisfare.
Così da fare si dava e la gabbia che aveva appositamente costruito in ferro posizionava.

Con delle foglie la mascherava e alla fine un ottimo lavoro ne risultava.
Quel congegno più non si vedeva e ingannar l'animale poteva.

Le gambe di Giustino due batecchini sembravano e forte forte tremavano.
Se la belva troppo lo avesse catturato nessuno di certo lo avrebbe salvato.
Il povero Giustino fu lì lì per scappare ma poi un po' di coraggio lo riuscì a trovare!

La bestiaccia si avvicinava e Giustino che era un'agile lonza notava.
Il mantello maculato aveva e di velluto pareva.
Agile tra le foglie si muoveva e ad ogni passo quel ruggito emetteva; mai una creatura così fiera Giustino aveva veduto...sembrava uscita dai libri di meraviglie cui non aveva mai creduto.
Di fiori esotici era il cammino della lonza  circondato e il passo pareva felpato.
A Giustino davvero dispiaceva che una tal bellezza catturar doveva.
La regina di quel posto sembrava dato il fascino che emanava.
Lo sguardo crudele aveva e di pietà dotata non pareva.

Il momento di agire era...aspettare ulteriormente Giustino non poteva!
Così dal suo nascondiglio uscì e si parò davanti a quella lonza lì.
Quella non appena lo notò a corrergli  addosso iniziò.
Ruggiva e di rincorrere Giustino non se la finiva.
Il nostro verso la gabbia correva ed un balzo sopra vi faceva.
La lonza nemmeno del congegno si accorgeva e proprio dentro vi si introduceva.
Giustino svelto svelto la porticina della gabbia chiudeva e la lonza di esser stata catturata conto si rendeva.

Ma non si agitava bensì di tristezza il suo sguardo si velava.
Si raggomitolava e un micio sembrava.
Arresa al suo destino si era...una tale pena lì rinchiusa faceva.
Giustino a piangere iniziò e con quella creatura si scusò.
Quella pareva quasi capire e alle parole annuire.
Giustino la gabbia dietro si trascinava e fuori dalla foresta arrivava.

Gli altri impressionati restarono quando la bellezza dell'animale notarono.
Con Giustino si complimentarono ed un simile successo si augurarono.
Ma anche a loro la lonza pena faceva...purtroppo far diversamente non si poteva...che gran stupidaggine quella gara era.
Per la boria di un vanitoso tante vite infelici erano e colpa di certo non ne avevano.

Giustino quel micione tentava di rassicurare e di tutto per liberarlo una volta finita la gara promise di fare.
Ma intanto la missione avanti doveva andare...non vi era tempo per piagnucolare...purtroppo il conte occorreva assecondare.

GLI ALTRI DUE CE LA FARANNO?
ALTRI ANIMALI CATTURERANNO?
:)

giovedì 11 luglio 2013

IL CONTE GERARDO

UN'AVVENTURA MEDIOEVALE STA PER INIZIARE E NON è PROPRIO IL CASO DI LASCIARSELA SCAPPARE!
è UN'AVVENTURA A PUNTATE, PREPARATI DOVETE STARE!

C'era un tempo una piccola contea che a capo un conte aveva; Gerardo quello si chiamava e di essere sempre il primo desiderava.
Faceva lo spaccone e spesso si vantava più di un pavone.
Un signorotto grassoccio era e due  sottili baffetti aveva.
Sempre di tutto punto e impellicciato dal suo castelluccio usciva e di far piroette mai finiva.
Che tutti lo ammirassero voleva...persino il più bello si credeva.

Un sarto personale assunto aveva poiché ogni dì un abito diverso voleva.
Sempre soldi sperperava ed enormi feste organizzava.
Che quelli delle contee vicine lo invidiassero voleva...solo per questo viveva.

Nulla senza che gli altri lo sapessero faceva...poiché in funzione delle opinioni altrui viveva.
Si faceva da lontano cibi strani portare per poter i suoi ospiti impressionare.
Nessuno il Conte Gerardo poteva superare.
La sua signora e i piccoli conticini alle sue volontà dovevano sottostare e da lui farsi persino abbigliare.
Così il sarto doveva per quattro persone ogni dì abiti nuovi cucire e quel poveretto non aveva più tempo nemmeno per dormire!

Se quel conte un po' più umile fosse stato ognuno in contea lo avrebbe stimato.
Invece lo temevano...ma rispetto non ne avevano.
In sua assenza male ne parlavano e il suo caratteraccio criticavano.
Se una lonza o un  porcellino a dovere non erano cucinati i cuochi pubblicamente venivano strigliati.
Anatre fresche ogni dì voleva e nessun senso della misura aveva.
Se a cena una comitiva di dieci persone c'era lui per cinquanta preparar faceva.
E ciò che avanzava mica per il giorno dopo lo conservava!
Ad un conte ciò non si adattava!
La contea un po' stufa era ma far nulla poteva...
Quel conte tutto comandava e stare ai suoi  ordini bisognava.
Nessuno mai lo contraddiceva poiché ognuno le sue reazioni temeva...tremende punizioni infliggeva e proprio pietà non aveva.

Un giorno un messaggero in contea arrivò e di esser stato mandato dal re in persona dichiarò.
Il Conte Gerardo ossequioso si mostrava e in maniera più educata e confusa del solito parlava.
In sostanza il re a partecipare ad una gara tra conti lo invitava e sulla sua presenza contava.
Ogni conte tre animali esotici doveva catturare e al cospetto di re Teodoro Spaghettino portare.ù
Quello il conte più bravo avrebbe giudicato e generosamente premiato!
E come poteva Gerardo una simile occasione rifiutare?
Poteva la sua vanità sfogare e di essere il migliore a tutti dimostrare!
Subito accettò e gongolando il messaggero congedò.
Già incoronato il migliore si vedeva mentre a fianco del re sedeva.
Tutti di lui avrebbero parlato e in tutto il reame avrebbero il suo nome lodato.
Più nella pelle non stava e a come fare pensava.

Ovviamente visto che un vigliacco era di catturar personalmente gli animali non credeva.
Così tre poveri sudditi convocava e a loro l'incarico assegnava.
Senza alcuna pietà lo faceva...enorme pericolo ognuno di quelli correva.
Lui comodamente a palazzo li avrebbe aspettati e non appena fossero con gli animali tornati sarebbero dal re andati.

La foresta degli animali esotici non distante da lì era ma quel luogo paura a chiunque faceva.
Di tutto vi si poteva trovare...creature che davvero potevano far male.
Solo uomini valorosi ne erano vittoriosi usciti altri erano chissà dove lì dentro smarriti.
Tanti non erano più tornati....chissà da che belve divorati.
Il conte un incosciente era...davvero in che pericolo li stava mettendo non comprendeva.

Quelli invece lo  immaginavano e tanto per questo tremavano.
Andarci non volevano ma disubbidire mica potevano.
Così si preparavano e a partire si apprestavano.
Gerardo baldanzoso rideva e di cosa stesse facendo conto non si rendeva...se ne fregava solo a sé stesso pensava.

COME QUEST'AVVENTURA PROSEGUì VE LO RACCONTERò NEI PROSSIMI GIORNI SEMPRE QUI!
:)

mercoledì 10 luglio 2013

LA GAMBA DI CAPITAN BOTTIGLIA

ORA CHE BOTTIGLIA IL FILTRO MAGICO AVEVA AFFRONTARE I COCCODRILLI POTEVA ANCHE SE ASSAI RISCHIOSO ERA...

Bottiglia i suoi guidava e verso la baia dei coccodrilli il vascello indirizzava.
I suoi pirati tremavano e che fosse un'impresa folle pensavano.
Ultimi tentativi facevano ma vani erano.
Bottiglia convinto era...la sua gamba la rivoleva.
Intanto il giorno era arrivato e il sole era spuntato...
Una leggera brezza tirava e la nave sfrecciava.

Alla baia dei coccodrilli i nostri arrivavano e l'ancora gettavano!
Sugli scogli lì vicino prendeva il sole un coccodrillo piccino...metà in acqua e metà fuori se ne stava e sbadigliava.
La ciurma e il capitano decisero di stare a guardare per poi decidere come l'impresa affrontare.
Altri coccodrilli sugli scogli giungevano e lì bagni di sole facevano...bibite sorseggiavano e tra loro chiacchieravano.
Anche se si divertivano comunque pericolosi apparivano.
Lunghi denti affilati avevano e gli occhi cattiveria emettevano.

Ma all'improvviso i nostri videro qualcosa che non si aspettavano e senza fiato restavano.
Quei coccodrilli le schiene rugose si grattavano e sapete cosa usavano?
Decine di gambe umane avevano e per il ginocchio le tenevano...il piede a quelle attaccato era come grattaschiena utilizzato!
Di certo ad altri umani le avevano strappate e con sé conservate!
Tra quelle anche quella di Bottiglia esserci doveva, quel capitano certo ne era!
Così si mise attentamente a scrutare e per un bel po' non la riuscì ad individuare...tutte uguali parevano...grosse differenze non ce n'erano...
Ma poi meglio osservava e la individuava...ancora lo scarpino rosso il piede calzava e proprio la sua gamba gli sembrava!

Nelle grinfie del coccodrillo più grosso di tutti era! Perdinci era lo stesso che strappata anni prima gliel'aveva!
Il capitano più non si teneva tutto un tremore era!
Ora che la vedeva riaverla al più presto voleva!

Così tanto su non ci pensò e che fosse ora di agire pensò...ai suoi di non correre rischi raccomandò e se si fosse trovato in pericolo che nessuno lo aiutasse ordinò...
Loro per lui non dovevano rischiare...già troppo avevano dovuto affrontare...quelli perplessi rimanevano ma obbedire dovevano.
Il capitano la pozione beveva ed in acqua si immergeva...più nessuno lo vedeva poiché invisibile divenuto era.
Dai coccodrilli arrivava ed ognuno della ciurma di individuarlo cercava ma non lo si individuava.
Tutti in pena per lui stavano e che l'effetto della pozione non svanisse pregavano.
Bottiglia nel suo sogno credeva...riavere quella gamba voleva!
Al coccodrillo si avvicinava e la gamba afferrava!
Quella bestiaccia perplessa restava e il suo grattaschiena che si allontanava osservava.
Che si muovesse da solo pareva! Forse un fantasma c'era!
I coccodrilli si spaventarono e tutti in acqua si rituffarono!

Bottiglia a nuotare continuava e per gioire non si fermava!
In fretta doveva fare perché visibile sarebbe potuto tornare.
Dalla nave la gamba vedevano avvicinare e cominciarono ad esultare; i coccodrilli più non si vedevano poiché nascosti per la paura si erano.

Bottiglia la nave raggiungeva e non appena piede sopra vi metteva di nuovo visibile a tutti era!
Giusto in tempo fatta ce l'aveva! La sua gamba riabbracciare poteva!
Tutti esultarono e con lui si congratularono.
Poi Unghieditopo verso di lui avanzava ed accanto gli si collocava.
L'ago ed il filo estraeva  e a ricucire la gamba di Bottiglia si metteva.
Dopo ore il lavoro fu ultimato e venne al capitano mostrato.
Quello ai suoi occhi non credeva: la sua gamba riaveva e come prima era!
La iniziò a provare e vide che come prima poteva funzionare.
Unghieditopo e tutta la ciurma abbracciò e di piangere per ore non cessò.

Poi una bottiglia di ottimo rum stappò e nelle gole di tutti lo versò!
Tutta la notte trincarono, cantarono e festeggiarono e fino a mattina sul ponte del vascello ballarono!
Il capitano il giorno dopo si svegliò e che fosse stato solo un bel sogno pensò...poi però la gamba si toccò e al suo posto la trovò...e allora sapete che fece?
Un altro bicchiere si versò e a festeggiare ricominciò!

BOTTIGLIA NON SI ERA RASSEGNATO E COSì IL SUO SOGNO AVEVA REALIZZATO.
ANCHE SE IMPOSSIBILE A TUTTI PAREVA FATTA CE L'AVEVA!!!!!!!
UN OTTIMO CAPITANO RESTò MA MAI DEL SUO BICCHIERE SI PRIVò!
:)

martedì 9 luglio 2013

LA GAMBA DI CAPITAN BOTTIGLIA

IL NOSTRO CAPITANO ABBIAM LASCIATO INTENTO A DOVER COMUNICARE ALLA CIURMA CIò CHE AVEVA PENSATO.
COME QUELLI  REAGIRANNO?
ACCETTERANNO?

Capitan Bottiglia indeciso su cosa dire alla ciurma era ma farlo doveva.
Così quelli radunava e con la sua cara bottiglia in mano nel mezzo di quei pirati si piazzava.
Quelli che cosa avesse in mente si domandavano ma una soluzione non trovavano.
Capitan Bottiglia sempre imprevedibile era e mai che volesse fare nessuno sapeva.
Quello di rivoler la sua gamba diceva e che occorreva andarla a cercar presso i coccodrilli aggiungeva.

Non vi dico le facce che la ciurma faceva...tutto in subbuglio era.
Ognun con il vicino parlottava e diceva che qualche rotella nella testa di Bottiglia non funzionava.
Forse matto divenuto era...come una simile fesseria farsi venire in mente poteva?
Ma quello davvero convinto era e dalla sua idea non si smuoveva.
E davvero tanto insisteva che alla fine tutti convinceva.

Dopotutto quei pirati di servirlo avevan giurato e non avrebbero mai e poi mai un patto violato.
Erano uomini d'onore...stracolmi di valore...anche se brutti e puzzoni parevano di coraggio da vendere ne avevano.
Così la spedizione venne preparata e nel dettaglio organizzata.
Ma un problema c'era...come prendere la gamba ai coccodrilli si poteva?
Se ancora con loro come trofeo l'avessero avuta di certo spontaneamente mai l'avrebbero ceduta...
E allora che si poteva fare...?
La strega dei mari occorreva consultare.
Quella i marinai solitamente proteggeva e molto amica di Bottiglia era.
Così a chiamarla si prepararono e che calasse la notte aspettarono...il corno poi suonarono.
Quello infatti il segnale era per chi chiamar la strega voleva.
Il mare a ruggire iniziò e dopo poco quella dall'acqua sbucò.
A bordo di una balena era e molto più grande del vascello pareva.
Il capitano su una scaletta dovette salire perché potesse ad arrivare alla testa della balena riuscire.

Così la strega negli occhi poteva guardare e meglio a quella la situazione spiegare.
Lei perplessa lo guardava....che stramba idea quel capitano le confessava.
Ma suo amico da tanto era ed aiutarlo ad ogni costo voleva.

Così una pozione gli consegnava e di credere nelle sue forze gli raccomandava.
Quell'intruglio ingerir doveva e poi nelle acque immergersi poteva.
Per qualche tempo invisibile sarebbe stato e nessun coccodrillo lo avrebbe notato.
Così tra quelli  poteva sguazzare e la sua gamba recuperare.
Ma svelto doveva fare poiché l'effetto non poteva a lungo durare.
Quella strega comunque di dissuaderlo un'ultima volta tentò poiché anche a lei un'impresa davvero rischiosa sembrò.
Ma nulla c'era da fare poiché il capitano idea non pareva voler  cambiare.

Così Bottiglia la strega dei mari ringraziò e quella in acqua con la sua enorme balena si rituffò.
Scomparsa alla vista di tutti era...la ciurma scossa pareva.
Nessuno di quelli mai quella strega aveva veduto e che fosse una leggenda aveva sempre creduto.
Invece davvero esisteva ed assai potente pareva.
Il capitano alla realtà li riportò e con due urli di prestargli attenzione ordinò.
Di partire ora era, aspettar ulteriormente non si poteva poiché lui la sua gamba rivoleva!
Così Bottiglia del buon rum si faceva portare e al timone cominciava a cantare!
Verso la baia dei coccodrilli si dirigeva e sicuro pareva...
La ciurma invece tutto un tremolìo era.
Nonostante fossero uomini valorosi dei coccodrilli non potevano che essere timorosi.
Quelli a nessun pirata piacevano poiché creature assai crudeli erano.
Ma quello sforzo i nostri lo dovevano fare, Capitan Bottiglia volevano nonostante tutto aiutare.

VERSO LA BAIA DEI COCCODRILLI NAVIGAVANO...LA GAMBA TROVAVANO?
E SOPRATTUTTO LA RECUPERAVANO?
:)

lunedì 8 luglio 2013

LA GAMBA DI CAPITAN BOTTIGLIA

PER MARI ANDIAMO E LA SETTIMANA INIZIAMO!
SUL VASCELLO DI CAPITAN BOTTIGLIA DOBBIAMO ANDARE, DELLE BELLE NE POTRETE ASCOLTARE!

Innanzitutto il nostro protagonista vi voglio presentare, anche voi come tutti Capitan Bottiglia lo potete chiamare.
Il suo nome vero nessun conosceva poiché da sempre quel soprannome aveva.
Bottiglia si chiamava poiché da mattina a sera vino tracannava.
Intere damigiane ne scolava e mai si arrestava.

Infatti sempre un po' ubriaco era e per forza con tutto quel che beveva.
Tutto il giorno cantava e lungo il suo vascello barcollava.
Assai buffo era ma alla sua ciurma dopotutto piaceva.
Quelli gli erano assai affezionati...in tante imprese li aveva guidati.
Una volta una brutta avventura a quel capitano era capitata e ancora non se l'era scordata.

Una sera di luna piena un po' più del solito aveva bevuto e dal ponte più alto del vascello in mare era caduto.
Sapeva nuotare ma tutto quel vino lo doveva non poco rallentare.
Invece di sulla barca risalire di canticchiare nell'acqua non se la voleva finire.
Gli altri della ciurma lo richiamavano e di avvicinarsi alla nave si raccomandavano.
Quelle acque pericoli nascondevano poichè popolate da coccodrilli erano.
Ma il capitano non ascoltava e come se sguazzasse in un tranquillo laghetto si comportava...fischiettava e alle raccomandazioni di quelle proprio non badava.
Così cantava e non si fermava:
"Per mari per mari mi piace andaaaaaaaaaaaar e buon vino tracannaaaaar....
che bella la vita del capitan che bella la vita del capitan
bere e cantare fino a domaaaaaaaaaan!"
Fastidioso diventando stava e tutta la ciurma a smetterla lo invitava.
I coccodrilli avrebbe attirato e non poco rischiato!

Ma a lui davvero nulla importava nemmeno li ascoltava....a quelle leggende non credeva e di fare il suo bagnetto non smetteva.
Ma quelle purtroppo per lui leggende non erano poiché davvero i coccodrilli lì vivevano.
A riposare erano andati ma tutto quel fracasso li aveva svegliati.
Innervositi si erano e di provvedere decidevano.
Così il più grosso di loro l'iniziativa prendeva e verso il capitano si dirigeva.
Dall'acqua il suo muso emergeva e l'intera ciurma lo vedeva.
Il capitano chiamava e di risalire a bordo gli ordinava.
Ma quello ad uno scherzo pensava e nemmeno si voltava...tutta la ciurma tremava e a gridare continuava.

Ma vani i loro tentativi erano poiché a salvare il capitano non ce la facevano.
Quella bestiaccia in acqua si immergeva e GNAM la gamba sinistra del capitano prendeva...tutta dal ginocchio in giù gliela staccava e via se la portava.

Il capitano ora sì che gridava e per il dolore si lamentava...forte forte piangeva e a stento per il dolore a stare a galla ce la faceva.
La ciurma disperata era e come aiutarlo non sapeva!
Una corda gli gettava e lo recuperava.
A bordo lo confortarono e quel che restava della sua gamba gli fasciarono.
Quello tutta la notte e i due giorni seguenti per il dolore gridò e tutta la ciurma in pena per lui restò.
Un pezzo di legno al posto della gamba gli posizionarono e del buon vino gli somministrarono.
Il tempo passò e la salute di Bottiglia migliorò...a quella protesi un po' si abituò ma mai alla perdita della sua gamba si rassegnò.
Ora dove mi ero interrotta torniamo e che aveva in mente quel capitano vediamo.
Del tempo era passato ma sempre alla sua gamba aveva pensato.
Ora più che mai gli mancava e stufo di quel pezzo di legno sembrava.
La sua gamba rivoleva!
Recuperarla si doveva!!

MA ORA ALLA CIURMA LO DOVEVA COMUNICARE!!!
LO AVREBBERO VOLUTO AIUTARE?
A DOMANI, NON MANCARE!
:)

domenica 7 luglio 2013

NEL REGNO DI RE GIOVANNI SEMOLINO

ECCOCI ALLA PUNTATA FINALE ARRIVATI E DOVETE ESSER BEN PREPARATI!
GIOVANNINO DEL RE FIGLIOLINO UN ENORME PERICOLO CORREVA E PIENAMENTE CONTO NON SE NE RENDEVA

Giovannino le mosse del  gigante scrutava ed in alcuni gesti dolce gli sembrava; in casa sua quell'omone entrava e Giovannino un po' aspettava.
Alla grotta si affacciava ed in silenzio vi entrava.
Poiché assai piccino era il gigante non lo vedeva.
Riuscì così, diversamente dai cavalieri, a veder ciò che in quella caverna doveva accadere.
Il cuore in gola aveva ma avanzar doveva; una lucina in lontananza nell'oscurità intravedeva e di udir qualcuno che leggeva credeva.

Pian pianino avanzava e ciò che vedeva di stucco lo lasciava.
Il gigante seduto su una poltrona era ed una favola leggeva...di principesse, orchi e fate parlava ma per chi con tanta passione quelle avventure mirabolanti narrava?
A vedere non riusciva ma le parole della storia bene udiva.
Una bella voce quel gigante aveva...davvero dolce pareva.
Di ascoltarlo voglia faceva venire, non se ne poteva non gioire.
Ma Giovannino curioso era e veder gli ascoltatori voleva; così ancora avanzava ma a causa dell'oscurità in qualcosa inciampava.
Un gran rumore faceva ed il gigante di leggere smetteva.
Di scatto dalla poltrona si alzava e anche il gruppo degli ascoltatori si voltava.
La luce accendeva e Giovannino ora vedeva!
Incredibile pareva ma tutti i bimbi rapiti davanti aveva!
Sofferenti non sembravano anzi meravigliosi sorrisi sfoggiavano.

Tra loro ridacchiavano e attorno al  gigante stavano.
Del male fatto non gli aveva, anzi a loro simpaticissimo era.
Giovannino non comprendeva ed una faccia perplessa faceva.
Il gigante gli si avvicinava e sul palmo della sua mano lo caricava.
Giovannino tremava e di scappar tentava.
Ma gli altri bimbi lo tranquillizzavano e che quella creatura era assai buona gridarono.
Male non gli voleva fare...desiderava che anche lui le sue storie potesse ascoltare.
Così Giovannino si tranquillizzava e il perché prendesse i bambini al gigante domandava.
Quello che si sentiva solo diceva e qualcuno a cui leggere favole voleva.
Per questo bambini prendeva di loro fidarsi poteva.
Di sentimenti buoni pieni erano e pregiudizi non avevano...assai diversi dagli adulti lui parevano.

Così Giovannino comprendeva e di rimaner lì ad ascoltare una storia decideva.
Quel posto magico ora pareva e pieno di gioia era.
Quel gigante era ben diverso da come potesse sembrare...di certo non voleva del male fare.

L' indomani mattina i cavalieri e Re Giovanni arrivarono e Giovannino sull'uscio della tana trovarono.
Il sovrano molto si arrabbiò e suo figlio sgridò.
Quello la situazione però spiegò e gli animi rasserenò.
A tutti il  gigante presentò e quella schiera di cavalieri perplessa restò
Un bimbo più di loro fatto aveva...incredibile pareva.
Coraggio aveva dimostrato e dalla paura non era stato fermato.
Cavaliere anche se piccino fu nominato e da tutti per la sua intraprendenza lodato.
Il gigante fu rassicurato ed un patto con lui fu siglato.
Più rapir bambini non doveva poiché ognun di quelli recarsi liberamente da lui poteva.
Quello accettò e pieno di gioia sembrò.

Così da quel dì non vi è bimbo di quel reame che non ascolti le favole di quello lì.
Lui mai più solo si sentì e cercarono di evitare i pregiudizi quelli lì.
Re Giovanni suo figlio per la sua avventatezza perdonò ed orgoglioso nonostante tutto si dimostrò!

COSì UNA BELLA LEZIONE AVEVANO IN QUEL REAME I GRANDI  IMPARATO...A VOLTE QUALCUNO VIENE MAL GIUDICATO SE UN SUO GESTO NON VIEN BEN INTERPRETATO.
IL GIGANTE GIà COME MALVAGIO DESCRITTO ERA STATO QUANDO SOLO DELLA COMPAGNIA AVEVA CERCATO.
TU COME LORO NON FARE E CERCA DI CONOSCERE PRIMA DI GIUDICARE!
:)

sabato 6 luglio 2013

NEL REGNO DI RE GIOVANNI SEMOLINO

DALLA SCONFITTA DEI CAVALIERI RIPARTIAMO E CHE SUCCESSE SCOPRIAMO!
SI POTEVA ANCORA QUALCOSA FARE O ERA TARDI PER POTER QUEL GIGANTE ALLONTANARE?

Così i cavalieri al reame tornavano ed avvilitissimi sembravano.
Dalla loro espressione già si vedeva che qualcosa essere andato storto doveva.
Re Giovanni incontro a quelli andava ed immediatamente a che potesse esser successo pensava.
Quelli per filo e per segno tutto gli narravano ed assai lo sconfortavano.
Che fare ora nemmeno lui lo sapeva ed un bel problema era.

Come fosse possibile che il gigante non avessero fregato ognuno di loro se l'era domandato ma una risposta non aveva trovato.
Probabilmente molto più astuto era di come a loro pareva.
Il suo bottino difender voleva per questo lontano dalla tana li teneva.
Non ci sarebbero più potuti tornare...quel piano non poteva funzionare.
Anche perché di certo ora il gigante le spalle si guardava e molto più di prima dubitava.
Quindi gli occhi ben aperti avrebbe tenuto...era evidente...non era uno sprovveduto.
Ma occorreva sapere se i bimbi ancor interi erano o se nella pancia del gigante finiti erano.

Questo nessuno lo sapeva poiché il gruppo dei cavalieri veduti non li aveva.
Quindi l'ansia aumentava ed ogni genitore fortemente si disperava.
Che cosa di quei piccini ne era stato?
Ne avrebbero qualcuno ritrovato?
La speranza c'era ma assai debole pareva...anche perché se non li aveva presi per mangiare che cosa se ne poteva di quei piccolini fare?
Le domande tante erano e le risposte quelli del reame non conoscevano.
I cavalieri in gran segreto col sovrano una riunione facevano e sul da farsi discutevano.

Ma vi era qualcuno che alla riunione, nascosto dietro a una libreria, assisteva e un'idea si faceva.
Re Giovanni un figlioletto aveva che assai coraggioso era.
Giulietto si chiamava e mai fermo se ne stava.
Otto anni aveva ma nessun pericolo temeva; spesso il suo papà faceva arrabbiare poiché in ogni genere di avventura si amava lanciare pensando che il pericolo non lo potesse nemmeno sfiorare.

Quei cavalieri di ripartir l'indomani decidevano e così la riunione chiudevano.
Alla tana sarebbero tornati e stavolta armati!
Il tutto occorreva tentare...ci si doveva di quel mostro liberare; non si poteva andare avanti così o avrebbe distrutto l'intero reame quello lì.
A dormire quel gruppo di eroi andava poiché  il giorno dopo  un'ardua impresa li aspettava.
Ma Giovannino un'altra idea aveva!
Lui solo andar dal gigante voleva.
Se lo avesse da solo sbaragliato e gli altri bimbi liberato un eroe sarebbe diventato.

Più nella pelle non stava e uno zainetto si preparava.
La notte intanto era calata e su tutto il regno la luna brillava.
Il gigante il regno come al solito visitava e via Isidora si portava.
Un'altra bimba rapita aveva, la disperazione cresceva.
Non appena Giovannino lo vide con Isidora via andare cercò di calmo restare; quel bimbo a seguirlo si metteva e mai di vista lo perdeva.
Così alla tana di quello arrivò ed un momento si fermò.

Per Giovannino un momento importantissimo era poiché divenir un eroe poteva; ora però che quell'omone da vicino vedeva un po' di paura ne aveva.

COSA GIOVANNINO IN MENTE AVEVA?
DI AGIRE DECIDEVA?
E I CAVLIERI CHE FACEVANO QUANDO DELLA SCOMPARSA DEL FIGLIO DEL RE CONTO SI RENDEVANO?
:)

venerdì 5 luglio 2013

NEL REGNO DI RE GIOVANNI SEMOLINO

DA DOVE CI ERAVAM FERMATI RIPARTIAMO E TEMPO NON PERDIAMO!
UN GIGANTE STIAMO PER AFFRONTARE NON FATEVI DALLA PAURA IL CORAGGIO SOFFOCARE!

Così i cavalieri di Giovanni Semolino la loro impresa avevan deciso di iniziare e ora non restava che il gigante nascosti aspettare.
Di certo sarebbe arrivato, nemmeno quella notte sarebbe mancato.
Alcuni tra i cavalieri un pò di paura avevano ma comunque coraggio si facevano.
Camillo Primulino li guidava e di quello ognuno si fidava.
Tempo di agire era ed ognuno in silenzio attendeva...intanto il buio scendeva e la luna in ciel capolino faceva.
Il terreno iniziò a tremare BUM BUM pareva fare...quelli passi erano e di certo al gigante appartenevano.

Infatti proprio di quello si trattava, nella strada principale camminava; alcuni d'impulso lo avrebbero voluto assaltare ma Camillo Primulino aveva comandato di aspettare.
Rifletter si doveva...aver fretta una cosa buona non era.
Quel gigante una casa scoperchiava e Gelsomino con sè via portava.
Tenendolo stretto in un puno si allontanava e quel bimbo forte gridava.
I cavalieri calmi dovevano restare nonostante la situazione facesse davvero tremare.

In silenzio quel gigante seguirono e non lo assalirono.
Il suo nascondiglio scoprire occorreva poi eventualmente affrontarlo si poteva.
Per ore camminarono ed assai si stancarono.
Nelle campagne si inoltrarono finchè ad una grotta arrivarono.
Il gigante un grosso macigno spostò e vi entrò!

La sua tana avevano trovato!
Il primo ostacolo era stato superato.
Ora che quello si appisolasse aspettar dovevano e poi di introduri nella tana in mente avevano.
Non perchè non avessero il coraggio di quel bestione affrontare ma solo che non ce l'avrebbero potuta fare.
Troppo grande per loro pareva e batterlo impossibile era.
Così i cavalieri aspettavno ed ogni minimo rumore analizzavano.
Chissà dove i bimbi eran finiti...li aveva speravano solo rapiti.
E se invece già se li fosse mangiati?
A questo pensiero i loro volti divennero rabbuiati.
Ma comunque tentar si doveva, loro impegno era!
Così non sentendo da una mezz'oretta nulla che si muoveva Camillo che era il momento di agire decideva.

Quelli alla tana si accostarono e sbirciarono, così buio era e nulla si vedeva.
Ad entrare iniziarono ma aimè una brutta sorpresa davanti si trovarono.
Il gigante non riposava ma intento a leggere sembrava.
Di loro si accorgeva ed un rantolo emetteva.
Di scatto si alzava e una manata loro dava.
Tutti quanti con un sol colpo fuori dalla tana furono scaraventati ed erano notevolmente spaventati.
Il gigante la porta richiudeva e Camillo Primulino di andarsene in fretta decideva.
Non era sicuro lì restare nessuno sapeva come quel gigante si poteva comportare.
Furioso pareva e magari far loro del male poteva.
Così verso il reame quei cavalieri tornavano e davvero tristi l'uno dietro all'altro camminavano.
Mai fallito avevano...ora che fare potevano?

CHE ACCADEVA?
SALVAR QUEI BIMBI SI POTEVA O GIà TROPPO TARDI ERA?
E COME IL GIGANTE AFFRONTARE? ERA DECISAMENTE PIù SVEGLIO DI QUANTO LORO AVEVANO POTUTO PENSARE...
:) 

giovedì 4 luglio 2013

NEL REGNO DI RE GIOVANNI SEMOLINO

UN'AVVENTURA DI CAVALIERI E DAME STA PER INIZIARE!
VI DOVETE PREPARARE...ALLA CORTE DI RE GIOVANNI ANDREMO E QUEL REAME CONOSCEREMO!

Nel reame di re Giovanni Semolino vi voglio da oggi portare e che accadeva lì raccontare.
Per secoli un reame tranquillo era stato e mai nulla di spiacevole era capitato; la vita serena trascorreva ed ognuno il suo lavoro con impegno conduceva .
I sudditi il loro sovrano rispettavano e di meglio non desideravano.
Re Giovanni uscito da una fiaba pareva poichè perfetto era.
Di aspetto robusto e deciso ma con un garbato viso...bontà con gli amici mai mancava ma se ve ne era bisogno un coraggio da leone fuori tirava.

Così in innumerevoli occasioni valente si era dimostrato cosicchè ognuno in quel reame si sentiva dalla sua presenza rassicurato.
Ognun si ripeteva che finchè regnava Giovanni Semolino pericolo non c'era.
Inoltre a difendere quel territorio ed i suoi abitanti solo non era...un potente gruppo di cavalieri aveva.
Giovani valorosi con animi strepitosi pieni di voglia di lottare e i loro compiti a termine portare.

Ma questa situazione un bel dì era cambiata e in un incubo si era mutata.
Un'enorme sciagura ora il reame minacciava ed una soluzione per arginarla non si trovava:
erano ben tre giorni che i cavalieri erano col re riuniti ma a trovarne una non vi erano ancora riusciti.
Infatti da una decina di giorni un enorme gigante di notte in quel reame piombava e si portava via quel che trovava.
Nei primi giorni furon solo armenti e varie pecorelle; la gente era dispiaciuta per quelle.
Ma la tragedia era destinata a più grande diventare quando di mezzo i bimbi ci dovettero andare.
Quattro piccoli fanciulli eran stati dal gigante via portati e nonostante le numerose spedizioni non si erano in nessun luogo più trovati.
Si temeva li avesse divorati dopo averli in spiedini trasformati...i giganti merende del genere erano soliti fare e ciò di certo non poteva quel reame tranquillizzare.

E la furia di quel gigante non si arrestava ogni notte continuava.
Qualcosa o peggio qualcuno spariva e nessun sapeva dove finiva.
Il re disperato era e consiglio ai suoi cavalieri chiedeva...ma nemmeno quelli sapevano che fare ed eran così tre giorni che non facevano che congetturare ma una soluzione non parevano propio poter trovare.
Ma qualcosa occorreva pur fare poichè i bimbi si dovevano salvare...non bastava nemmeno più le porte serrare poichè la notte precedente il gigante era riuscito a due case scoperchiare e due piccole creature via portare.
Così i bimbi spariti sei erano e i genitori forte piangevano.
L'aiuto di re Giovanni Semolino imploravano e che facesse qualcosa domandavano.

Quello dal canto suo si impagnava e giorno e notte pensava.
L'intelligenza occorreva usare non si poteva d'impulso contro il gigante andare!
Così i cavalieri guidati dal generale Camillo Primulino una strategia architettarono e al re la comunicarono.
Volevano il gigante seguire per veder dove andasse a finire.
Una volta poi il suo nascondiglio individuato ed il momento opportuno aspettato lo avrebbero assaltato e i bimbi, se ancora fossero stati vivi, liberato.
Al re l'idea piaceva ed andar con loro voleva.
Ma quelli di no gli dicevano...che fosse meglio restasse a palazzo credevano.

Il re che di loro si fidava nulla replicava e a preparar la partenza li aiutava.
La notte calava e quel gruppo di indomiti giovani tra i cespugli della strada principale del reame si appostava.
Di lì sarebbe il gigante passato...lo avrebbero facilmente individuato...di lì ogni notte passava, su quella stessa strada coi suoi piedoni andava.

CHE COSA QUELLA NOTTE ACCADEVA?
IL GRUPPO DI CAVALIERI CE LA FACEVA?
IL GIGANTE SAREBBERO RIUSCITI A FREGARE O A LUI LA MEGLIO SAREBBE DOVUTA TOCCARE?
:) 
 

mercoledì 3 luglio 2013

FILIBERTO SEPPIOLINO, DEI MARI PRINCIPINO

LA PUNTATA FINALE STA PER ARRIVARE!
VI DOVETE PREPARARE!
UN DUE TRE PARTIAMO E TEMPO NON PERDIAMO!

Così nessuno a Filiberto aveva creduto...eppure lui quel gruppo di squali lo aveva davvero veduto!
Come far cambiare idea a quelli del suo reame non sapeva...ma un'altra idea aveva.
Del resto salvarli doveva...perdere tempo non  poteva.

Dell'aiuto della sua cricca di poco raccomandabili amici bisogno aveva; convincerli ad aiutarlo poteva?
Provarci necessario era, un'altra soluzione non la vedeva.
Così quelli tornò a cercare e notò lungo il tragitto che gli squali avevano quasi ultimato la birra da tracannare.
In brevissimo tempo da quel bar si sarebbero alzati e sul reame sarebbero piombati.
Re Riccardo inoltre fuori per delle commissioni era quindi nemmeno a suo padre Filiberto rivolgersi poteva.
Solo su sè stesso poteva contare ma era la prim a volta in vita sua che di qualcun altro gli pareva importare.
La sua gente difender voleva soprattutto ora che nessuno creduto gli aveva.

La cosa lo faceva assi soffrire ma doveva per forza reagire.
Così i suoi amici trovò e la situazione a quelli spiegò.
Quelli farabutti erano ma tuttavia, non chiedetemi il perchè, di aiutar Filiberto decidevano.
Probabilmente perchè degli squali si volevano vendicare e quello del principino pareva un piano niente male.
Per anni quelle creature terrorizzati li avevano...ora vendicarsi potevano.

Il piano venne stabilito ed ognuno sperò sarebbe riuscito.
Gli squali andavano altrove attirati e dal villlaggio deviati; verso il dirupo della morte andavano indirizzati ed in quello intrappolati.
Quel luogo spaventoso pareva...tornarne impossibile era. Le correnti impetuose lo attraversavano e mai si placavano. Una volta lì dentro finiti ad uscirne non ci sarebbero mai riusciti.
Infatti cadervi una sciocchezzuola era ma risalire era impossibile, lo si sapeva.
Gli squali però all'oscuro di ciò erano poichè lì non vivevano.
A quel posto si srebbero senza timore avvicinati e così i nostri li avrebbero fregati.
La squadra verso il bar si dirigeva e gli squali alzarsi vedeva.
Stavano per partire, occorreva agire!
A far smorfie e versacci i nostri inizairno e tanto gli squali si arrabbiarono che ad inseguirli iniziarono;
Tutti verso il dirupo si dirigevano ma i nostri più veloci erano!
Un istante prima del burrone si fermavano ed un nascondiglio cercavano.
Gli squali quando arrivarono nessuno notarono; si consultarono e giù nel dirupo, convinti di trovarvi i nostri si precipitarono.
Ma si sbagliarono perchè i nostri laggiù non trovarono.
Non appena provarono a risalire si accorsero di non poterci riuscire.
A gridare iniziavano e forte strepitavano.
La confusione enorme era e di lamentarsi quel gruppo di squali non smetteva!
La popolazione udiva e che succedesse non capiva...solo quegli urli seguiva.
Una piccola folla si radunava e che era accaduto notava.
I nostri giovani esultavano e degli squali si burlavano.

Come i sudditi di Re Riccardo l'accaduto scoprivano enormemente gioivano e di non aver creduto a Filiberto si pentivano.
Ma quel principino perdonati li aveva dopo che sul suo comportamento riflettuto aveva.
Male si era comportato era ovvio non venisse ascoltato.
Ma ora tutti con lui si congratulavano e "Lunga vita al futuro re! " gridavano.
Quello pieno di gioia era...ora qualcosa per gli altri fatto aveva.
Quando il sovrano tornò quella vicenda ascoltò ed un sospiro di sollievo tirò.
Suo figio grande era diventato e ad assumersi delle responsabilità aveva imparato.
A breve la forchetta gli voleva passare e farlo Re diventare.
Così quel principino divenne Re Filiberto Seppiolino.
La sua cricca dovette abbandonare poichè quelli non volevano ancora grandi diventare; ad essere un re giusto si impegnò e su quel reame brillantemente regnò.
Tutti lo elogiarono e sempre lo rispettarono.
Al sicuro con lui si sentivano e di averlo come re gioivano.

Mai i suoi abbandonò e che era più bello dare un senso alle proprie giornate imparò.

LA FIDUCIA DEGLI ALTRI CE LA SI DEVE GUADAGNARE E NON PER SCONTATA DARE!
FILIBERTO IL VALORE DI AIUTARE GLI ALTRI IMPARATO AVEVA E ORA CHE FOSSE LA RESPONSABILITà SAPEVA.
CERTO PIù IMPEGNATIVO E FATICOSO CHE BIGHELLONARE SEMBRAVA MA MOLTE PIù SODDISFAZIONI DAVA!
:)

martedì 2 luglio 2013

FILIBERTO SEPPIOLINO, DEI MARI PRINCIPINO

DA DOVE CI ERAVAMO FERMATI RIPARTIAMO E CHE SUCCESSE VEDIAMO...
UNA MINACCIA SUL REAME MARINO DI RICCARDO INCOMBEVA...CHE ACCADEVA?

Gli squali si stavano avvicinando ma di certo nessuno li stava notando; ancora un pò distanti erano ma verso i nostri si dirigevano.
Filiberto con la sua cricca fuori dal reame era...e pensieri come al solito non aveva.
Uno scherzo crudele architettando stavano e così il loro tempo passavano.
Nulla di meglio avevano da fare che così le loro giornate passare.
Già distanti un bel pò erano quando gli squali avvicinarsi vedevano!

A tremare iniziarono e di scappare pensarono; quelle creature anche loro terrorizzavano e ora di far gli spavaldi cessavano.
Più arie non si davano solo le pinne agitavano e tra le alghe a rifugiarsi andavano.
Che gli squali di loro non si accorgessero speravano poichè di certo trovarseli davanti non desideravano.

Tutta la cricca così se ne andava ma Filiberto perplesso restava.
Lì imbambolato era e non si muoveva.
Gli squali proprio di fronte si sarebbe trovato se non fosse stato dagli altri via trascinato.
Con loro dietro un masso lo portarono e così dagli squali lo salvarono.
Ma quello a pensare continuava, instupidito sembrava.
In realtà preoccupato per il suo reame era....avvisarli doveva.
Un lampo il cervello gli aveva attraversato e a cominciare a pensare agli altri aveva iniziato.
Lì doveva avvertire perchè potessero fuggire.
Altrimenti gli squali li avrebbero divorati e non si sarebbero di certo pietosi mostrati.

Così Filiberto la sua cricca lasciava e le pinne verso il reame forte agitava.
Tempo da perdere non c'era...il gruppo di squali proprio lì si dirigeva.
Per fortuna ad un bar sulla strada si erano fermati ed erano a tracannare birra impegnati.
Coosì un pò di tempo il principino Filiberto poteva guadagnare, i suoi radunare e  al sicuro portare.
Un eroe già si sentiva e la vittoria presagiva.
Tutti lo avrebbero ascoltato e così ognuno si sarebbe salvato....del resto figlio del re era ed obbedire gli si doveva...almeno lui questo credeva.

Così tutto trafelato nella piazza centrale arrivava e a gridare cominciava.
Tutta la popolazione si radunava e che sucedesse si domandava.
Quel principino la situazione spiegava e l'arrivo degli squali annunciava.
Tutti si dovevano di lì allontanare...se si volevano salvare.
Lui stesso gli squali veduti aveva e corso per avvertire i suoi sudditi era.
Già un applauso ed un grazie si aspettava ma ben altro capitava.

Quelli a ridere si mettevano e smorfie di disappunto facevano...
Mica ad un simile monello e fannullone creder si poteva...di meglio da fare ognuno di loro aveva.
E questi sciocchi scherzi se li poteva risparmiare ed era meglio qualcos della sua vita iniziasse a fare.
Così gli dicevano ed altre simili cose aggiungevano
Alle loro faccende se ne tornavano e le spalle gli voltavano.
Quello assai male ci rimaneva e non comprendeva...nessuno gli credeva...che triste situazione era.

Ma gli squali sarebbero arrivati e tutti si sarebbero pappati.
Il momento di dimostrare il suo valore arrivato era ma che cosa Filiberto da solo fare poteva...?
Non aveva credibilità nonostante fosse figlio di sua maestà.
Da solo si era quell'immagine da monello creato e solo sè stesso poteva da lui venir rimproverato.
Ma ora tempo per piangersi addosso non c'era!
Il pericolo incombeva!

COSA QUEL PRINCIPINO FACEVA?
VOGLIA DI CAMBIARE NE AVEVA?
:)

lunedì 1 luglio 2013

FILIBERTO SEPPIOLINO DEI MARI PRINCIPINO

GIù NEGLI ABISSI DOBBIAMO ANDARE E STAR BENE ATTENTI A NON AFFONDARE!
UNA BELLA AVVENTURA CI ATTENDE LAGGIù SULLA TERRAFERMA NON POSSIAMO STAR Più!

Oggi nelle profondità degli abissi andremo e che successe laggiù vedremo.
Forse ora non tutti voi lo sapete ma presto a conoscenza ne sarete!
Esistono regni sottomarini pieni di sovrani, sudditi e principini.
Alla corte marina di Re Riccardo oggi andiamo e che accadeva lì vediamo.
Quel sovrano molto coraggioso era e un gran numero di sudditi aveva.
Tutto precisamente amministrava ed ogni cosa curava.
Un enorme forchettone aveva e con quello magie faceva.

I sudditi tutte creature marine erano e diverse specie veder se ne potevano; c'erano pesci, gamberetti e seppiolini e non mancavano nemmeno i cavallucci marini.
C'erano conchiglie, ostriche e lumache di mare e davvero strane creature vi si potevano trovare.
Ma in quel reame tutti un animo generoso possedevano, per questo anche se diversi in armonia vivevano.
Nulla loro mancava, nessuno si lamentava.
C'erano taverne che davano buon cibo e ottimo vino e orchestre lì vicino.
La musica mai mancava ed il divertimento ad ognuno il sovrano assicurava.
C'erano parchi e giardinetti che sembravano davvero perfetti.

Una comunità di granchi c'era e persino una di alici vederne si poteva.
Insomma come sulla terraferma laggiù vivevano e di nulla a meno facevano.
Di giorno si lavorava e la sera tutti assieme tra le alghe si  ballava.
Ma qualcosa quella quiete turbava...del principino Filiberto Seppiolino si trattava.
Quello figlio di Riccardo era e divenir sovrano a breve doveva.
Un tritone era ma figlio di suo padre non pareva.
Le sue giornate passava a bighellonare e non si voleva in nulla impegnare.
Riccardo cercava di insegnargli a governare ma quello dal suo letto non si voleva alzare.
Se una lezione di cavallucci marini organizzata era lui veder non si faceva.
Agli appuntamenti mancava...alle riunioni in ritardo arrivava.
Che nulla di quel regno gli importava diceva e Riccardo soffrir faceva.
Quel re qualcosa gli avrebbe voluto insegnare ma sembrava non esservi nulla da fare.


In più una brutta compagnia aveva preso a frequentare...pesciacci di un reame vicino che nessuno poteva tollerare.
Estremamente prepotenti  quelli erano e dispetti a tutti facevano.
Nemmeno per i pesci più anziani rispetto avevano, boccacce facevano, mezzi di trasporto sottraevano e persino piccoli furti in atto mettevano.
Insomma una piaga erano e volersi fermare non parevano.
Erano pesci di specie differenti ma tutti amanti dei tormenti; e la disgrazia era che a Filiberto loro piacevano...amici erano.
A Riccardo ciò immensamente dispiaceva...che le giornate si dovessero passare in altro modo credeva.
Quelli il loro tempo gettando stavano...nulla delle loro vite combinavano.
In qualcosa di meglio per suo figlio sperava...ma a lui solo una piccola speranza ormai restava.
Anzi se vi devo il vero confessare quel re davvero delle capacità del suo figliolo cominciava a dubitare.
Invecchiando stava ed il futuro del regno lo preoccupava.
A chi avrebbe la sua forchetta potuto lasciare se non  poteva su Filiberto contare?

Un bel problema era ed una soluzione non si vedeva.
In più la popolazione ben vedeva la situazione...di Filiberto non si fidavano e fortemente ne dubitavano.
Un re così non lo volevano anzi paura ne avevano.
Di tutto avrebbe potuto combinare fuorché del bene a quel regno fare.
Così le giornate trascorrevano e grandi eventi non succedevano.
Solo Riccardo pensava e ripensava ma una soluzione non la trovava.

Ma all'insaputa di tutti una grande sciagura a quel reame si stava per avvicinare!
Un gruppo di squali pareva dritto dritto verso di lì puntare!
Quelle belve feroci erano e la pietà non conoscevano!
Interi villaggi erano soliti via spazzare e le creature che vi trovavano in spiedini da merenda trasformare.
Ai nostri nulla di simile era mai accaduto...come avrebbero provveduto?
Re Riccardo assai prode era ma ormai un po' anziano pareva.
Non più la forza di un tempo possedeva e ciò un bel problema era.
In più nessuno ancora gli squali veduto aveva e quindi tempo di organizzarsi non c'era.
Se quelli fossero all'improvviso lì piombati...si sarebbero tutti pappati.

CHE ACCADEVA?
RE RICCARDO PROVVEDER POTEVA?
QUEL REAME DAVVERO IN PERICOLO PAREVA SOPRATTUTTO PERCHè UN PRINCIPE FANNULLONE AVEVA...
:)